Che cosa occorre oggi per parlare di tennis? Quali sono gli elementi principali che non devono mai mancare nel menù di un buon sito che tratta di questo meraviglioso sport? In altri termini, quale ricetta serve oggi per parlare con voce innovativa e fresca?
Potrà stupirvi, ma credo che gli ingredienti per parlare intelligentemente di tennis utilizzando i nuovi media e il web 2.0 fossero già tutti presenti nel bellissimo libro “Il codice del tennis” a cura di Luca Bottazzi e Carlo Rossi che racconta la storia e il pensiero di Bill Tilden.
Possibile che un tennista che ha avuto il suo massimo splendore durante l’epoca del tennis dilettantistico negli anni Venti, e che è riuscito a dominare anche la scena del tennis professionistico negli anni Trenta, possa insegnare qualche cosa non solo al tennis di oggi ma anche al modo in cui lo si deve raccontare e spiegare?
In quel libro Tilden illustra in che cosa consistono l’arte e la scienza del tennis.
Fornisce informazioni importanti sulla tecnica, sui colpi fondamentali, sulla strategia e sulla tattica di gioco, ma anche sulla psicologia di questo sport. Poi suggerisce quali possono essere gli accorgimenti per giocare meglio a tennis, quali sono cioè le metodiche di allenamento che possono risultare più fruttuose e a che cosa bisogna porre attenzione per mantenere alta la concentrazione e ottenere risultati migliori.
Infine, spiega che il tennis è una Storia, una vicenda colma di “terribile splendore”, che mescola vita e sport e che grazie a questa miscellanea insegna un poco dell’una e un poco dell’altro.
Parlare di tennis con voce nuova è tutto questo. Ed è quello che IlTennis.com vuole fare.
È spiegarne la tecnica, facendo comprendere al lettore in che cosa essa consiste, e facendo capire quali sono le odierne metodiche di gioco e di allenamento.
Ma il tennis è anche storia, cultura, vita. È storia perché ogni torneo, e oso affermare ogni giocatore, non nasce dal nulla ma affonda le sue radici in una storia precedente, che va spiegata e illustrata al lettore in modo che capisca meglio perché quel torneo è importante o perché quel giocatore gioca in quel tal modo. Il tennis è cultura, e nemmeno cultura bassa, anzi. Di tennis hanno parlato fior di scrittori, da Nabokov a Foster Wallace mentre sulla psicologia, sulla fisiologia, sulla dinamica, e sulla fisica di questo sport si sono interessati moltissimi scienziati, neurofisiologici, fisici, medici.
Il tennis, infine, è vita. Tilden suggeriva di portarsi sempre dietro le proprie racchette perché queste sono un passaporto che permette di introdursi in nuovi ambienti, di conoscere nuove persone e di fare nuove amicizie. Ma il tennis è vita anche per un’altra ragione. Così come leggere permette di vivere più vite allo stesso tempo, perché il lettore si immerge in vicende che non ha vissuto, avverte sentimenti che non ha mai provato e viaggia in luoghi che non ha mai visitato, anche gioire e soffrire sul campo, arrabbiandosi o rallegrandosi con se stesso, con le condizioni ambientali o con l’avversario, insegna come ci si deve comportare e come ci si può migliorare.
Il fatto è che il tennis è uno sport, quindi non è una cosa poco seria. E se anche lo fosse, allora, come affermava il mio Maestro Umberto Eco, avrebbe in ogni caso la scopo nobile e primario di gettare uno sguardo di diffidenza sulle cose troppo serie.