Si è disputata nella prima serata di ieri, Sabato 9 settembre, la finale tra Sloane Stephens e Madison Keys, che cala il sipario sulla 137a edizione dello US Open, ultimo appuntamento Slam stagionale, per quanto concerne il tabellone femminile; mai come quest’anno targato stelle e strisce.
Sono state infatti quattro le giocatrici made in USA capaci di raggiungere le semifinali: a partire dall’intramontabile Venus Williams, testa di serie numero 9 e più anziana giocatrice in gara.
Ennesimo torneo eccezionale per la maggiore delle sorelle più famose della racchetta in questo 2017, meritevole di aver avuto la meglio su Carla Suarez Navarro e Petra Kvitova, rispettivamente nel corso degli ottavi e quarti di finale, sconfiggendole entrambe al terzo set. Forse provata dallo sforzo, non riesce tuttavia a raggiungere la terza finale Slam stagionale (a 38 anni), che le avrebbe concesso la possibilità di riscattare la finale dei Championship persa malamente a favore della spagnola Garbine Muguruza. Sarà ancora una volta un terzo e combattutissimo set ad essere decisivo per la bella Venere, ma questa volta in negativo; dopo la vittoria australiana nel 2013 ai danni di Serena, anche la sorella si aggiunge alla lista delle vittime mietute dalla Stephens (vanto di cui non possono godere in molte), la quale con il punteggio di 6/1 0/6 7/5 si aggiudica la sua prima finale Major.
Seconda semifinale femminile che ha avuto invece come protagoniste Coco Vandeweghe e Madison Keys, entrambe al secondo tentativo di conquista di finale, dopo essersi aggiudicate il “terzo posto” sul podio agli Australian Open, rispettivamente quest’anno e quello passato.
Tutt’altro che magnanimo il sorteggio nei confronti della tennista classe 1991, che nel corso di questa seconda settimana ha dovuto affrontare in successione la numero 10 WTA Aga Radwanska, Lucie Safarova e la neo numero uno del mondo Karolina Pliskova, perdendo, a sorpresa, solo un set contro la polacca.
Non agevole nemmeno il percorso della Keys, capace di estromettere nel corso del torneo giocatrici del calibro di Vesnina e soprattutto Svitolina, testa di serie numero 4; per lei meno impegnativo invece l’incontro di quarti di finale, che l’ha vista trionfare a seguito di un doppio 6/3 ai danni della Kanepi.
Secondo match tra connazionali decisamente meno combattuto ed altalenante rispetto a quello sopracitato; si chiude infatti 6/1 6/2 a favore di Madison Keys, che conquista così, anche lei, la sua prima finale in un torneo dello Slam.
Focalizziamo allora l’attenzione sull’incontro decisivo tra questi due giovani prodotti della scuola statunitense, che si affrontano per la prima volta in una finale Slam nella loro terra natale, davanti al loro infuocato pubblico, proprio in quella che può essere considerata la culla del tennis americano: Flushing Meadows.
Due giocatrici simili nel fisico così come nell’interpretazione del gioco: entrambe prediligono un tennis muscolare da fondo campo, buono il servizio per entrambe e si registrano anche discrete progressioni verso la rete.
Non accadeva dal match tra Evert e Navratilova del 1983 che due tenniste americane, che non fossero le sorelle Williams, si affrontassero nella finale di un Majors; l’emozione è tanta, forse troppa, e si palesa da parte delle due contendenti nei primi, tirati, game dell’incontro.
Riescono a tenere il proprio servizio le due giocatrici senza concedersi molto l’un l’altra nei primi 3 giochi, caratterizzati, come detto, da tanta tensione, che ha un po’ inficiato sullo spettacolo; pochissime le idee, così come le iniziative da parte di entrambe, a fronte invece di numerosi errori, soprattutto in risposta, ed inconcludenti scambi da fondo campo.
Arriva nel quinto gioco la prima possibilità a favore di Sloane Stephens, la quale subito concretizza portandosi avanti di una lunghezza. Maldestri i tentativi della Keys di farsi sotto al fine di recuperare lo svantaggio, che fatica non poco a centrare il campo; non riesce la giocatrice classe 1995 a procurarsi nemmeno una palla break, al contrario, si espone nuovamente nel nono game all’avversaria, che conquista il set per 6 giochi a 3.
Forse un repentino calo di tensione porta la Stephens ad abbassare la guardia nella ripresa, in particolar modo nel primo gioco del secondo parziale, in cui la tennista afro-americana si ritrova 0-30 e servizio; tuttavia la Keys non sfrutta il passaggio a vuoto dell’avversaria, perseverando nel rendersi protagonista di numerosi errori non forzati, che la costringono fuori dalla partita.
Da quel momento lascia andare il braccio la ventiquattrenne di Plantation (Florida), mostrando un tennis a tutto campo, che la vede ottenere punti in ogni modo: col servizio, comandando lo scambio per poi sondare da fondocampo, aggredendo verso la rete ed infilzando l’avversaria con taglienti passanti, senza disdegnare di mettere in luce anche un’ottima esplosività e capacità di recupero.
Keys che di contro appare poco reattiva, forse complice un piccolo guaio fisico, come mostre la vistosa fasciatura alla coscia destra, molto fallosa, spenta mentalmente e troppe volte costretta a giocare lontano dalla linea di base, ciò che permette alla sua avversaria di comandare il gioco praticamente in ogni 15.
Al termine di uno scambio prolungato, l’ennesimo dritto schiantatosi contro la rete della Keys regala il set alla tennista afro-americana e sancisce la fine di una partita però già terminata, di fatto, nel settimo game del primo set.
E’ dunque la finalista con il ranking più basso, 83 del mondo, Sloane Stephens ad aggiudicarsi l’ultimo Major stagionale a fronte del severissimo punteggio di 6/3 6/0. Il commovente abbraccio finale tra le due giocatrici rimane forse una tra le cose più belle di una finale tutt’altro che memorabile.