Epilogo finale per quanto concerne ATP Master 1000 di Montreal, primo grande appuntamento della tournée sul cemento americano. Scenario che propone uno scontro generazionale tra il fuoriclasse svizzero Roger Federer ed il papabile numero uno del futuro, Alexander Zverev. Stagione superlativa per entrambi i contendenti che si presentano all’appuntamento forti di una successione lodevole di vittorie consecutive; 9 per il tedesco contro le addirittura 16 dello svizzero, il quale, malgrado i 16 anni di differenza, si affaccia alla vigilia godendo dei favori del pronostico.
Anagrafe che non risulta essere la sola componente di differenziazione tra i 2 giocatori, la cui interpretazione del gioco appare molto differente: possente il giocatore classe 1997, predilige sfondare da fondocampo, sfruttando soprattutto l’ottimo servizio; più completo Federer, riesce a variare traiettorie e velocità, verticalizzando non appena si presenti l’opportunità, riuscendo sempre a rimanere con i piedi molto vicino alla linea di base, cosa di cui il tedesco in passato ha leggermente mostrato difetto. Match che parte con i due giocatori impegnati a mantenere agevolmente i rispettivi primi turni di servizio; dopo di che inizia lo show Zverev, che sorprendentemente comanda il gioco, lasciando fermo ed inerme lo svizzero in più di un’occasione. Appare fiacco l’otto volte re di Wimbledon, falloso, pochissime le prime in campo e poco incisive le seconde; colpi molto corti che non riescono ad infastidire minimamente il suo avversario, il quale, di contro, ne approfitta per ipotecare un vantaggio sin dalle prime battute. E’ break, 3-1 per Zverev. Da fondo campo non c’è partita! Domina il tennista di Amburgo in particolar modo nei propri turni di battuta, nei quali, grazie al potente servizio, non lascia all’elvetico il minimo spazio di reazione. Piccolo momento di incertezza per il ventenne solo sul 4-1 e 5-3, servizo Zverev, in cui Federer riesce a raggiungere il 30, che il tedesco annulla prontamente dapprima con grande classe con un pregevole palla corta, dando prova anche dell’ottima sensibilità manuale, poi di prepotenza con due battute vincenti. In 29 minuti si chiude la prima partita a favore del numero 8 del mondo.
Secondo parziale in cui tutti si aspettano la reazione d’orgoglio del campione; reazione che arriva nei primi 2 games, nei quali Federer tiene in primis il proprio turno di servizio, poi si mostra molto aggressivo in risposta. Arrivano le prime palle break dello svizzero, tre per la precisione, ma ancora una volta Zverev smonta con solidità e chirurgica precisione tutto il lavoro fatto dall’avversario ed ancora una volta ad essere decisiva è la velenosa battuta. Fuoco ardente che di fatto si spegne in questo tentativo di sfondamento da parte dello svizzero, il quale poi si concede nelle mani del tedesco. Come nel primo parziale, un solo break si dimostrerà poi che sufficiente a garantire al russo naturalizzato tedesco il vantaggio necessario ai fini dell’incontro. Poco più di un’ora di gioco, per un punteggio di 6/3 6/4; questa la traduzione numerica severa, ma assolutamente veritiera, di quanto mostrato dal campo, in una partita completamente dominata e controllata da Zverev, di fronte ad un Federer poco lucido, forse scarico, affaticato, capace di collezionare appena 8 vincenti (tenendo conto di 2 aces) nel corso di tutto l’incontro. Insomma un Federer che è parso essere la brutta copia di sé stesso. Ciò nulla toglie al merito di questo ragazzo classe 1997 di Amburgo, che reo della vittoria della passata settimana in quel di Washington D.C. si propone in una doppietta, alzando un trofeo che, conti alla mano, risulta il quinto in questo 2017, terzo 1000, su 7 finali disputate. Una media niente male insomma per un giocatore ancora molto giovane, di grande carattere, che si riuscirà a completare il proprio asset strategico-tattico, magari sfruttando le proprie qualità fisiche e le grandi accelerazioni proponendosi più spesso in avanti, potrebbe diventare davvero il nuovo crack del tennis mondiale.
Chiudiamo il presente articolo dedicando, d'obbligo, due righe all'atleta che, vista l'assenza delle molte teste di serie quali Djokovic, Murray, Wawrinka &co., si è rivelato "il salvatore" del torneo; staimo parlando del canadese Denis Shapovalov.
Partito come wild card e capace di estromettere avversari del caibro di Del Potro, Mannarino e Nadal, il mancino classe 1999 dispone di un tennis spettacolare, geniale, capce di fare punto da ogni parte del campo; un'arte che, se opportunamente coltivata e filtrata da quelle ingenuità tipiche di un ragazzo di soli diciotto anni, potrà probabilmente essere paragonata a quella dei più grandi interpreti del gioco.
Shapovalov che si protrarrà nel corso del torneo sino alle semifinali, dove incontrerà proprio Zverev sulla sua strada, in una sfida che ha il sapore di una futura rivalità che, una volta archiviati Federer e Nadal, potrà farci sentire, tennisticamente, tutti meno soli.