Sette finali, cinque trofei. E’ Rafael Nadal il campione del Master 1000 di Madrid, terzo appuntamento sul rosso svoltosi nel corso della settimana, uscito vittorioso dalla finale che lo ha visto superare il talentuoso Dominic Thiem, con il punteggio di 7/6 6/4.
Road to the final non semplice per il maiorchino, il quale ha dovuto vedersela con una serie di avversari di grande spessore; a cominciare dal nostro connazionale Fabio Fognini, unico in grado di strappare un set allo spagnolo durante tutto il corso del torneo e fautore di una prestazione sontuosa che lo ha visto arrendersi alla tenacia del numero 4 del mondo solo al terzo set.
Cammino che prosegue con l’eccentrico Kyrgios; match in cui Rafa ha dovuto vedersi bene dal non incappare nella pericolosa combinazione poca profondità-rimbalzo alto, che avrebbero permesso all’avversario di sfruttare la propria stazza per produrre accelerazioni vincenti.
Pericoli che quindi sulla carta sembravano concreti ed invece ancora una volta Kyrgios fornisce la dimostrazione di come il solo talento e la sola potenza non siano elementi sufficienti per competere ad alti livelli, se non accompagnati da un piano strategico-tattico e dal quel carattere che ti porta a lottare per ogni 15.
6/3 6/1 l’impietoso punteggio a favore del tennista di Maiorca.
Carattere che invece ha da sempre contraddistinto la carriera dell’ex numero uno del mondo Novak Djokovic, avversario di Rafa nel corso delle semifinali, dopo la vittoria dello spagnolo in quel dei quarti ai danni di David Goffin.
Un Djokovic che, come risaputo, sta forse vivendo la stagione più difficile della sua carriera, ma che ha mostrato qualche segnale di miglioramento nel corso del torneo, riuscendo a superare momenti di difficoltà e di punteggio che nell’anno corrente lo hanno invece visto cedere in più di un’occasione.
Da non sottovalutare, nell’ottica della sfida contro il padrone di casa, nemmeno la componente psicologica figlia dei precedenti incontri trai i due contendenti che vedevano il serbo in netto vantaggio.
E’ invece un’impietosa sentenza quella imposta da Nadal all’avversario nel primo set; parso fiacco, psicologicamente e fisicamente provato Nole, non riesce a ribattere al lavoro ai fianchi portato dal Re della terra battuta, che stravince il primo set col punteggio di sei giochi a due.
Secondo set più combattuto, in cui si sono potuti apprezzare le manovre, le soluzioni e le difese degne della fama del numero 2 del mondo; tuttavia Nadal in questo momento è parso avere una marcia in più ed accede alla finale facendo sua anche la seconda partita per 6/4, spezzando così una maledizione che vedeva lo spagnolo a digiuno di vittorie ai danni di Djokovic da ben 3 anni.
Complicata, seppur meno impegnativa, anche la corsa del classe 1993 Dominic Thiem, il quale ha dovuto vedersela successivamente contro Donaldson, Dimitrov, Coric e lo specialista del rosso Pablo Cuevas, avversario contro cui l’austriaco si è giocato il passaggio in finale.
Promosso a pieni voti Thiem che, esattamente come Rafa, può vantarsi di aver concesso solamente un set nel corso della manifestazione al bulgaro Grigor Dimitrov, in una partita spettacolare ed avvincente che ha visto Thiem rimontare da un parziale di svantaggio l’avversario sino al sorpasso avvenuto sul filo di lana per 4/6 6/4 7/6.
Seconda finale in due settimane quella tra Nadal e Thiem, dopo quella di Barcellona di un decina di giorni fa vinta anche in quel caso dallo spagnolo.
Un partita davvero piacevole ed equilibrata, muscolare, che ha visto i protagonisti inscenare un tiratissimo braccio di ferro.
Migliore l’approccio di Thiem che per primo passa in vantaggio per 3 giochi ad uno, sfruttando la prima palla break della partita, salvo poi farsi recuperare dallo spagnolo nel corso del sesto game.
E’ impressionante la difesa di Nadal, il quale costringe l’avversario a fare due se non addirittura tre volte il punto, che sottolinea uno stato fisico comunque ottimale del maiorchino, se rapportato anche all’ingente numero di partite disputate quest’anno.
Thiem costretto dunque a prendersi sempre più rischi, ma non demorde e costringe il re della terra battuta ad allungare il set sino al tie-break. Equilibrio che anche in questo caso la fa da padrone, ma è Nadal alla fine a mettere il sigillo sul primo set per 10 punti ad 8.
Subisce il contraccolpo l’austrico nel secondo parziale, anche perché sarebbe stato davvero difficile pensare di fornire una prestazione migliore di quella sino a quel punto offerta, eppur non sufficiente ad abbattere il muro spagnolo; si riprende infatti da un servizio perso per la testa di serie numero 8 che concede sin da subito a Nadal di comandare la partita.
Prova, ma senza successo Thiem a ristabilire la parità nel gioco successivo, poi da lì una serie di games rapidi, poveri di concrete occasioni da una parte e dall’altra.
Occasione che finalmente arriva nel nono gioco, in cui Rafa si trova ad affrontare due palle del torneo sul servizio avversario; risposta corta, la palla danza in equilibrio sul nastro, ma nulla da fare, cade nella metà campo spagnola; il gioco continua. Da togliersi il cappello invece dinnanzi al salvataggio della seconda palla break, così come delle due successive che hanno valso il game a Thiem, per il coraggio, la pulizia strategico-tattica, nonché la qualità con cui egli le ha fatte sue; strepitosa l’accelerazione di dritto lungo linea sul match point, ancor più pregevole il serve and volley che gli ha permesso di portarsi sul 4 a 5.
Galvanizzato tenta l’austriaco di riportare il match in parità, costruendosi ben 4 palle break che lo spagnolo, come un cecchino, annulla altrettanto pregevolmente.
Dritto insideout, progressione a rete e stop-volley, così Rafael Nadal batte per la seconda volta consecutiva Thiem in una finale, che gli vale il terzo trofeo su 3 di questa stagione 2017 sul rosso, confermandosi una volta di più uno dei tennisti più forti, se non il più grande di sempre su questa superficie.
Mutua Madrid che è stato teatro anche del Premier Mandatory femminile, che ha visto il riscatto di Simona Halep da una prima parte di stagione da dimenticare, trionfando sulla testa di serie numero 14 Kristina Mladenovic, al termine di una partita epopeica, terminata solo al terzo set con il punteggio di 7/5 6/7 6/2.
Ottima la stagione, invece, della francese sino a qui, la quale si è guadagnata l’ingresso tra la prime 10 giocatrici del mondo, ciò che non accadeva da 4 anni; ultima a godere di tale merito, la vincitrice di Wimbledon 2013 Marion Bartoli.
Halep che di fatto è risultata essere la sola tra le principali teste di serie capace di arrivare sino in fondo alla competizione.
Deludono infatti Karolina Pliskova e Dominika Cibulkova, entrambe eliminate in soli due set nel corso dei secondi turni rispettivamente per mano di Anastasija Sevastova e della francese Oceane Dodin.
Non bene nemmeno la numero uno del mondo Angelique Kerber, che dopo aver sorpassato agevolmente Timea Babos per 6/4 6/2 ed aver battuto a fatica la ceca Katerina Siniakova, ha dovuto piegarsi dinnanzi ad un ottima Eugenie Bouchard, fautrice dell’eliminazione della rientrante Maria Sharapova e protrattasi sino ai quarti di finale, laddove a sbarrarle la strada ha trovato una straripante Svetlana Kuznetsova, impostasi per 6/4 6/0.
Unica nostra portacolori azzurra in gara, sebbene purtroppo per poco, la finalista US Open Roberta Vinci; buono l'esordio per la tennista tarantina contro il prodigio russo Daria Kasatkina. Da rivedere la giocatrice classe 1997 sulla terra battuta, pane per la Vinci che s'impone per 6/1 1/6 6/1, in un match dall'andamento piuttosto insolito.
Costretta poi ad arrendersi nel corso del secondo impegno Roberta proprio alla campionessa Simona Halep, seppur costringendola sino al tie-break del terzo set; 6/3 2/6 7/6(2) il punteggio per la romena.