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Siamo giunti agli sgoccioli anche per quel che concerne l’ultimo Master 1000 di una stagione che potrebbe offrire, nel finale, scenari nuovi e del tutto inaspettati.
Nel presente articolo ci occuperemo di raccontare il percorso dei protagonisti impegnati negli ottavi e nei quarti del torneo parigino, riservando particolare attenzione agli atleti laureatisi semifinalisti ed alle sorprese che il campo ci ha regalato.


Sebbene non siamo ai livelli delle presidenziali americane, ormai alle porte, anche il mondo del tennis ha potuto godere nella giornata odierna di un avvincente confronto tutto stelle e strisce, ovvero il match che ha visto il gigante John Isner ed il ventiquattrenne Jack Sock contendersi un posto tra i migliori 4 della competizione.
Non facile il cammino che ha portato il giovane statunitense all’importante traguardo dei quarti di finale; egli ha dovuto infatti vedersela nel corso dei secondi turni con uno dei papabili semifinalisti, quale era Dominic Thiem, passando poi alla mercé della testa di serie numero 12 Gasquet, in un ottavo di finale che non lo vedeva favorito, ma dal quale il numero 24 del mondo ne è uscito trionfante al termine di una battaglia protrattasi sino al terzo set.
Meno impegnativo il torneo dell’ex numero 10 del mondo che, dopo aver eliminato un decadente David Ferrer, ha sconfitto nel corso degli ottavi, seppur con qualche difficoltà, il qualificato Jan-Lennard Struff, fautore dell’eliminazione del campione US Open Stan Wawrinka, con il punteggio di 6/4 6/7 6/3.
Un derby dalle quote tutt'altro che polarizzate, che però vedeva Isner leggermente avanti nel pronostico, non solo per l’impegno psico-fisico minore al quale è stato sottoposto, ma soprattutto per via della maggior esperienza e pulizia della propria azione di gioco, senza dimenticare il vantaggio ambientale dato dalla combinazione indoor + campo veloce; condizioni in grado di massimizzare gli effetti delle armi a disposizione del gigante americano.
Pronostico che, in effetti, troverà riscontro poi nel risultato; dopo essersi arreso nel tie-break del primo parziale e sotto di un break nel secondo, Sock è stato magistrale nel non perdersi d’animo e ad organizzare una rimonta che lo ha portato al punteggio di un set pari, dopo essere riuscito nell’impresa di strappare il servizio all’avversario, non una, ma addirittura due volte.
Tuttavia questo non è bastato a salvare il giovane americano dalla sconfitta; caparbio e determinato Isner riesce a cancellare immediatamente l’accaduto, portandosi avanti di quattro giochi a zero nel corso della terza e decisiva partita.
E’ dunque l’ex numero 10 del mondo a spuntarla nell’equilibrata sfida, da lui impreziosita di ben 17 aces, con il punteggio di 7/6 4/6 6/4; vittoria che gli consente quindi di strappare il primo biglietto per le semifinali.

Meno avvincente, ad anche meno equilibrato, l’incontro che ha avuto come protagonisti il francese Jo-Wilfred Tsonga ed il numero 5 del mondo Milos Raoinc, tenutosi in serata.
Tsonga che con il suo tennis imprevedibile avrebbe anche potuto spezzare la monotonia del gioco di Raoinc, mettendolo in difficoltà nei turni di risposta così come in quelli di servizio, ma un palpabile disordine nelle idee del francese gli sono costate la partita.
Anziché spezzare il ritmo del canadese, optando per variazioni di rotazione ed angoli, che avrebbero tolto Raonic dalla propria comfort zone, Tsonga ha preferito optare per un braccio di ferro diretto, una “scazzottata” che ha visto il francese uscirne con le ossa rotte.
Un primo set a senso unico, un secondo protrattosi sino al tie-break, ma senza mai rischiare nulla, salvo un paio di palle break in apertura, durante i propri turni di servizio, sono stati sufficienti a Raonic per liberarsi del francese, 6/2 7/6, e guadagnarsi così un posto tra i migliori 4 del torneo.

Dopo l’attesa sfida cinese di qualche giorno fa, il numero due del mondo Andy Murray, lanciato sempre più in orbita, ritrova nuovamente il talentuoso Lucas Pouille sulla sua strada, nel corso degli ottavi di finale.
Sebbene i prerequisiti affiche si potesse assistere ad un bel match ci fossero tutti, chi si aspettava un incontro avvincente ed un riscatto del francese sarà rimasto deluso; esattamente come a Shangai il campione scozzese sbatte il ventiduenne numero 18 del mondo dietro la lavagna, rifilandogli un severissimo 6/3 6/0.
Più impegnativa la sfida svoltasi in serata che ha visto Murray contrapposto alla testa di serie numero 7 Tomas Berdych.
Un match molto equilibrato nel punteggio, che tuttavia non è mai parso sfuggire dal controllo dello scozzese, di contro ad un Berdych tenuto in vita solamente da qualche fiammata, salvo poi vedersi tremare il braccio in quelle situazioni in cui la palla scottava di più.
Il problema è sempre il medesimo: il ceco gode di una struttura antropometrica e di una potenza di fuoco che permettono lui di occupare stabilmente, ormai da diversi anni, le posizioni più privilegiate del tennis mondiale , tuttavia la sua pericolosità spesso e volentieri scema considerevolmente laddove il punteggio “conta”, quasi come se, nel corso del medesimo incontro, vedessimo in campo 2 giocatori diversi.
Non solo; per poter tenere testa ad avversari del suo calibro, Berdych è costretto a dover sempre tenere accesi al massimo i propri motori, ma qualora il “piano A”, per qualsiasi motivo, non dovesse funzionare, l’evidenza ci dice di come egli non disponga di un alternativa valida, che lo renda competitivo per i massimi traguardi.
Quanto detto si palesa sul campo da gioco, sia nel tie-break del primo set, perso dal numero 11 del mondo malgrado il vantaggio di 6 punti ad uno, così come nel secondo, in cui, dopo il break subito in apertura, il ceco riesce a strappare il servizio all’avversario, portandosi sul 5 pari, per poi sprecare tutto nel turno successivo, perdendo nuovamente la battuta.
E’ dunque Murray a prevale, 7/6 7/5 il punteggio, e a conquistare il terzo posto utile per le semifinali.

Concludiamo con quella che è senza alcun dubbio da considerarsi la grande sorpresa della giornata, ossia la sconfitta di Novak Djokovic per mano di Marin Cilic.
Già negli ottavi, durante i quali si è visto contrapposto a Dimitrov, il numero uno del mondo aveva manifestato delle difficoltà, riuscendo a vincere solo al terzo set; un risultato che potrebbe anche passare inosservato se consideriamo che siamo alla fine dell’anno ed il bilancio delle energie spese dai due atleti durante la stagione non può che andare a sfavore del serbo, senza dimenticare che il bulgaro classe 1991 aveva potuto godere del ritiro di Baghdatis dopo appena un set, nel turno precedente.
Così, per le stesse ragioni, anche la partita odierna potrebbe essere considerata un passo falso; del resto, per quanto rindondante, non può essere una sola sconfitta a far gridare allo scandalo, tuttavia qui non si tratta di una sola partita, ma di un periodo di declino e di evidente digiuno che perdura da oltre 5 mesi, dal quale Nole non sembra prossimo ad uscire e che potrebbe costargli lo scettro di primo della classe.
Senza togliere alcun merito a Cilic, che ha disputato la sua partita ed al quale vanno i nostri complimenti, non possiamo sottrarci dal focalizzare la nostra attenzione sul momento di stallo di Djokovic e da quali possano essere i motivi di questa, per lui spiacevole, situazione.

Questa dopotutto doveva essere la stagione del Grande Slam per il serbo, ma non solo è mancato all’appuntamento, peraltro senza sfruttare le pesanti assenze di Federer e Nadal, dopo l’ambito Major parigino Nole non ha più vinto un titolo, collezionando una serie di risultati negativi (tra i quali spiccano Wimbledon, l’eliminazione al primo turno alle Olimpiadi di Rio e la delusione di Flushing Meadows) che probabilmente segnano la fine dalla monarchia tennistica serba e delineano nuovi scenari.
Dietro la “perdita del sorriso” del Djoker, in quella che è per lui la peggiore stagione degli ultimi anni, forse della carriera, parrebbero esserci ragioni di natura personale; si vocifera infatti che il rapporto tra il serbo e sua moglie stia attraversando un momento di flessione, ciò starebbe minando alla serenità del campione, provocandogli instabilità ed è ben noto come il tennis sia soprattutto lo sport della mente.
Questo Djokovic lo sa bene, tanto che, secondo alcune informazioni trapelate pubblicamente, starebbe pensando di affidarsi ad un “guru” che possa trasmettergli energie positive e dar lui nuovi stimoli.
Riportiamo questo per dovere di cronaca, ma ci teniamo a sottolineare l’uso del condizionale in quanto suddette informazioni, per ora, non trovano alcun riscontro e potrebbero intendersi come operazioni pubblicitarie giornalistiche; non dimentichiamo infatti che l’attuale staff del serbo è lo stesso che ha contribuito e condiviso con lui storici risultati. Lungi da noi invece entrare nella vita privata dell’atleta.
Al di là delle voci, attendibili o meno, noi proponiamo una ragione “più tecnica” in merito alla condizione del numero uno del mondo: egli infatti, differentemente da Isner, Raonic, o dallo stesso Roger, non può godere di molti punti diretti al servizio come negli altri fondamentali; il suo gioco è un composto di sagacia strategico-tattica, atletismo e fisicità, che non possono che logorare, a lungo termine, l’atleta.
Pertanto un momento di stallo sarebbe più che giustificabile e riteniamo che la competitività ai massimi livelli del serbo non finisca con questa stagione, sebbene l’apice lui lo abbia raggiunto e non crediamo possa esserci alcun “guru” in grado di ripristinare l’egemonia degli ultimi anni.
Malgrado ciò, il trono su cui Djokovic sedeva, vantando appena 12 mesi fa quasi il doppio dei punti di vantaggio sul secondo nel ranking, ad oggi non sembra essere più così stabile e, alla luce dei recenti risultati del serbo, correlati a quelli di Murray dello scorso finale di stagione, l’ipotesi che lo scozzese possa coronare il sogno di diventare, per la prima volta, numero uno del mondo prima della fine dall’anno, sembra essere molto più che una suggestione.

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