Il dodicesimo giorno degli Us Open è dedicato alle semifinali del torneo maschile. Scendono in campo i giocatori che meglio si sono espressi sul cemento americano in questa fase finale di stagione.
I primi a calcare il terreno dell’immenso Arthur Ashe Stadium sono Djokovic e Monfils. Nole è Il favorito a guadagnarsi il diritto di partecipazione all’ultima finale Slam dell’anno, anche di fronte a un Monfils che si sta esprimendo come non mai su questa superficie.
Incuriosisce non poco lo stato di forma del numero uno del mondo, che, a causa dei ritiri dei suoi precedenti avversari, è arrivato in semifinale con soli 8 set vinti. Certamente il suo cammino non ha logorato il suo fisico, ma non gli ha nemmeno consentito di acquisire la fiducia tennistica e mentale, che può aver tratto il francese dal suo percorso netto, formato da sole vittorie in 3 set.
Il match inizia e il giocatore che sembra sentirsi più a suo agio con palle, racchetta e superficie è il serbo. L’avvio di partita del francese è invece incomprensibile. Finisce in pochi minuti sotto 5-0, con poche e confuse idee sul come affrontare il suo avversario. In una situazione così disperata di punteggio, sceglie di impostare l’incontro sul caos. Sbaglia di metri il servizio e poi fa ace di seconda. Mischia fucilate incredibili a palle corte a metà campo con cui attrae a rete Nole per poi passarlo. Il pubblico è infastidito, Nole è confuso e con due doppi falli agevola il 5-2. Monfils riesce a conquistare un altro game, ma non a rimettere in piedi il primo set, che viene vinto per 6 giochi a 3 da Djokovic.
Nel secondo parziale l’atteggiamento del francese non cambia. Va velocemente sotto 4 a 1, dando sempre più l’impressione di essere sceso in campo già sconfitto, senza nemmeno la voglia di provare a mettere in difficoltà il serbo. Il pubblico indispettito inizia a fischiarlo e nel contempo anche il secondo set finisce nelle mani di Djokovic con il punteggio di 6 giochi a 2.
Inizia il terzo set e dopo aver perso il servizio nel game di apertura Monfils cambia ancora: serve and volley e vicinanza alla riga di fondo campo nei game di risposta costituiscono il tema principale di questa fase della partita del francese. Questa volta il serbo va in tilt, cede due volte consecutive il servizio compromettendo il set, che perde inaspettatamente 6-3.
Quella di Djokovic, tuttavia, sembra solo una distrazione. Nel quarto parziale ripristina i suoi ritmi, lasciando intendere a Monfils che questa volta non c’è davvero più niente da fare. È un muro di gomma contro il quale è legittimo provare a trovare qualche strada alternativa al giocare a tennis specularmente a lui. Cercare una soluzione al problema è sintomo di intelligenza. Forse, tuttavia, il pubblico si sarebbe aspettato un ingresso in campo del francese più coerente con il torneo da lui giocato, nel quale aveva più volte dato dimostrazione di forza e di forma. Sperava che Monfils riponesse più fiducia nei suoi mezzi e che se questi non fossero stati sufficienti provasse a trovare delle altre vie. Ciò, però, non è accaduto. Nole vola in finale vincendo il quarto set con il punteggio di 6 giochi a 2.
Nella seconda semifinale si affrontano Kei Nishikori e Stan Wawrinka. Entrambi reduci da due prestazioni eccellenti: lo svizzero ha eliminato l’acclamato rientrante Del Potro, mentre il nipponico ha avuto la meglio sul giocatore più in forma dell’estate, Andy Murray.
Inizia il primo set, nel quale uno spumeggiante Nishikori toglie tempo al suo avversario, senza consentirgli di offendere con le sue accelerazioni. La sua vicinanza alla riga di fondo campo e la rapidità di pensiero gli consentono di condurre lo scambio a ritmi forsennati, muovere Wawrinka e strappargli il servizio nel quinto gioco del match. Il primo set viene vinto da Nishikori per 6 giochi a 4.
Nel secondo parziale il nipponico continua a imporre il suo rullino di marcia, mentre lo svizzero fa molta fatica a confermare il proprio turno di battuta, durante il quale si giocano molti punti. La partita gira quando Stan, dopo aver salvato la pelle nel settimo e nel nono gioco, riesce a togliere inaspettatamente il servizio a Nishikori, vincendo il secondo set per 7-5.
Nel terzo parziale iniziano a venire a galla le difficoltà fisiche del giapponese, che a causa della maratona con Murray e dell’umidità odierna, sta per ultimare le energie. Sfodera le ultime armi in un set dall’andamento altalenante e nel quale prevale sul finire Wawrinka per 6 giochi a 4.
Con un Nishikori a corto di energie è molto più facile per Stan trovare traiettorie e velocità giuste per ammazzare lo scambio. Vola subito 3 giochi a 0 in vantaggio e dopo un sussulto di Kei, vince anche il quarto parziale con il punteggio di 6 giochi a 2, conquistando la terza finale Slam della sua carriera, la prima qui agli Us Open.