In una nazione già divisa al proprio interno come la Gran Bretagna, sicuramente il referendum Brexit or not Brexit ha contribuito ad acuire le divergenze intestine che erano balzate agli onori della cronaca lo scorso anno con la richiesta d’indipendenza della Scozia. Pure lo sport nel Regno Unito non è motivo di unione e di fratellanza tra i popoli; nel calcio e nel rugby per esempio la Gran Bretagna viene scorporata nelle quattro nazioni costitutive, ovvero Irlanda del Nord, Scozia, Galles e Inghilterra.
In un tale contesto sono estremamente pochi i punti in comune tra i vari stati dell’Union Jack: l’unico evento sportivo (escludendo le Olimpiadi) che contribuisce a unire tutti i popoli britannici sotto la stessa bandiera è, forse, il solo torneo di Wimbledon che quest’anno taglia il traguardo delle 130 edizioni.
Il più longevo torneo di tennis del mondo prende il via con i tabelloni principali Lunedì 27 giugno e, come sempre rappresenta il fulcro, anche mediatico, non solo della stagione erbivora ma dell’intera stagione tennistica ATP e WTA.
Per il secondo anno consecutivo i partecipanti ai Championships hanno avuto tre settimane di adattamento ai manti erbosi londinesi: campi esigenti, ingestibili per qualcuno, fonti di soddisfazioni uniche per altri. Come tutte le superfici anche l’erba ovviamente ha subito un omologazione, risultando molto più lenta e “giocabile” rispetto al passato: la rivoluzione, o meglio la convergenza delle superfici risale all’edizione del 2001 quando l’allora capo giardiniere Eddie Seaward decise di seminare Perennial Reygrass, un tipo di erba che, tagliata a 8 millimetri conferisce un rimbalzo più alto della palla, minore scivolosità con il conseguente aumento della regolarità nel palleggio da fondocampo. Gli scambi sono diventati più lunghi, il servizio è stato reso maggiormente gestibile per i ribattitori e il gioco di rete ha iniziato a latitare anche sui Sacri Prati dove tutto iniziò nel lontano 1877.
Se parliamo di grande regolarità nello scambio e straordinaria abilità nella ribattuta i primi nomi che fanno capolino nella testa degli appassionati sono sicuramente quelli del numero uno e del numero due del mondo, Novak Djokovic e Andy Murray.
Anche (e soprattutto) a Wimbledon i due sono i favoriti per la vittoria finale con lo scozzese che, sul suo terreno preferito si avvicina e quasi eguaglia il livello di gioco del serbo; il 2016 per Nole, però, sembra essere l’anno buono, l’anno in cui potrebbe conseguire il tanto agognato Grande Slam: dopo la vittoria di Parigi, infatti l’erba di Londra rappresenta forse l’ultimo vero scoglio che lo separa dal sogno di raggiungere Donald Budge e Rod Laver quale terzo giocatore della storia a vincere tutti gli Slam nell’anno solare. Murray, che è cresciuto tennisticamente sull’erba e che è stato l’unico propheta in patria britannica dopo il mitico Fred Perry viene da un’ottima stagione sulla terra e sembra aver gestito bene la transizione tra le due superfici come dimostra la classica vittoria al Queen’s (5 vittorie per lui); detto ciò, sicuramente l’inattività di Djokovic (unico tra i top player a non aver disputato neppure un torneo di preparazione a Londra) potrebbe giocare brutti scherzi soprattutto nei primi turni: nella sua porzione di tabellone, infatti sono presenti grandi esponenti delle superfici rapide e dell’erba in particolare come Rosol, Querrey, Kohlschreiber, Mahut e più avanti Anderson o Goffin; ancor più difficile è il tabellone sorteggiato per Murray che lo potrebbe porre di fronte in ottavi di finale a Kirgios, in una partita che risulterebbe una delle più interessanti dell’intero torneo.
Anche se l’erba e le palline sono più lente rispetto al passato, Wimbledon rimane l’appuntamento preferito da parte di giocatori che fanno del servizio e del gioco di rete i propri punti di forza; tra i giganti che bene si esprimono sui prati e che possono risultare delle mine vaganti del torneo possiamo annoverare Karlovic, Stakhovsky, Mayer, Baghdatis, Stepanek , Brown, Lopez, Groth, Tursunov e Muller, autore di una stagione erbivora fin’ora da rimarcare. Di caratura ben superiore ai giocatori pocanzi enumerati troviamo Isner, Raonic, Berdich, Cilic e Tsonga, tutti atleti che, se vogliamo devono riscattare un 2016 avaro di vittorie e soddisfazioni; i Championships potrebbero essere per loro il vero turning point dell’anno, anche se scorgendo i loro tabelloni, ciò sembra molto complicato.
Altrettanto sfavorevole o se possibile ancor di più è stato il sorteggio sia di Nick Kirgios, primo turno contro l’inossidabile Stepanek fino ad arrivare, come detto, a un possibile e quanto mai scintillante ottavo di finale contro Andy Murray, che di Dominic Thiem, il quale dovrà subito opporsi a Florian Mayer, suo recente castigatore ad Halle prima di poter affrontare uno tra Berdich e Zverev in ottavi e, seguendo le teste di serie, Wawrinka ai quarti.Tra i match più intriganti dei primi turni possiamo annoverare le sfide tra Del Potro e Wawrinka al secondo turno , Tomic e Verdasco al primo turno e Nishikori contro Groth sempre al primo turno.
Come sempre un occhio speciale è riservato ai giovani con Alexander Zverev che ha ottenuto ottimi risultati nei tornei di preparazione e che ha grandi aspettative sullo Slam britannico; tra gli altri ragazzi da segnalare, degno di nota il raggiungimento del main draw da parte del giapponese Nishioka, dell’australiano Saville e dell’americano Fritz.
A questo punto non possiamo rimandare ancora il capitolo Roger Federer e Rafa Nadal; per Rafa in realtà il capitolo inizia e si chiude molto rapidamente dal momento che lo spagnolo, ritiratosi al Roland Garros ha deciso di saltare anche l’appuntamento all’All England Club per dedicarsi alla cura del suo polso alquanto malmesso. Detto di Rafa, l’altro grande fuoriclasse del nostro tempo Roger Federer sicuramente non ha dinanzi a sé una situazione molto più rosea; certo, con ogni probabilità parteciperà al torneo ma forse per la prima volta dal 2003 non è in lizza per la vittoria finale: i segnali preoccupanti che ha mostrato sia ad Halle che a Stoccarda non lasciano presagire nulla di buono per l’elvetico anche se, lo sappiamo, i grandi campioni sono in grado di sovvertire qualsiasi pronostico. Il tabellone di Roger invero non presenta difficoltà sino alla semifinale contro Djokovic anche se il problema dei 3 set su 5 probabilmente si farà sentire sin dai primi incontri.
Prima di passare al tabellone femminile spendiamo due parole (ma proprio due) per gli italiani. Come sempre il nostro miglior giocatore da erba è Andreas Seppi che pure quest’anno ha dimostrato di ben adattarsi alla superficie; a Wimbledon tuttavia avrà di fronte un ostacolo probabilmente insormontabile che risponde al nome di Milos Raonic. Per quanto riguarda Lorenzi e Fognini non possiamo attenderci granché vista la poca propensione all’erba di Lorenzi e la mancanza di attività recente per quanto riguarda Fognini. Possibili quarti di finale: Djokovic-Raonic, Federer-Cilic, Thiem-Tomic, Kirgios-Tsonga.
L’incertezza che regna nel circuito femminile sarà sicuramente acuita al termine dell’edizione 2016 di Wimbledon. Come sempre, date le caratteristiche della manifestazione che si disputa sull’erba, il torneo londinese è il più imprevedibile dei quattro Slam; basta scorgere il recente albo d’oro che tra campionesse e finaliste annovera i nomi di Zvonareva, Radwanska, Bartoli, Lisicki, Bouchard, Kvitova e Muguruza: tutte buone giocatrici (chi più chi meno) ma sicuramente nessuna stella del firmamento tennistico, anche se la Muguruza ha tutte le carte in regola per diventare una campionessa.
Nell’elenco delle ultimi vincitrici a Church Road manca il nome dell’unica grande campionessa degli ultimi anni, ovvero Serena Williams (e pure quello di Maria Sharapova, ma queste sono altre questioni che non vogliamo affrontare in tale contesto) . La Pantera di Compton è forse l’unico punto fermo del tennis femminile anche se nell’ultimo periodo ha denotato più di uno scricchiolo; non possono essere casuali infatti le sconfitte occorse in finale a Parigi, Indian Wells e Australian Open: dalla disfatta newyorkese contro la Vinci sembra che Serena non sappia più azzannare la partita, sovrastando con il proprio carisma e la propria personalità l’avversaria nei momenti decisivi di una partita, o ancor più di un torneo.
Pur facendo queste considerazioni non possiamo non additare la statunitense come indiscussa favorita di una competizione che ha già vinto per sei volte; il cammino che l’aspetta è alquanto tortuoso con Mladenovic in ottavi e probabilmente Stephens ai quarti: certo, non ostacoli insormontabili per Serena ma di questi tempi non si può mai dire.
Un gradino sotto la Williams compare finalista della scorsa edizione nonché vincitrice del Roland Garros 2016 Garbine Muguruza; la spagnola ha tutte le armi tecniche, tattiche e fisiche per arrivare in fondo anche quest’anno, ma bisognerà vedere come ha saputo gestire le emozioni scaturite dalla vittoria di Parigi con il conseguente carico mediatico che ora le grava sulle spalle.
Un’altra vincitrice Slam che ha sempre raccolto ottimi risultati a Londra è Petra Kvitova che quest’anno sta attraversando probabilmente il periodo peggiore della sua giovane carriera; il suo gioco sembra essere disegnato dal sarto per questa superficie: potente, grande servizio, discreto gioco nei pressi della rete, carente negli spostamenti dato i fisico superiore alla norma. Nonostante ciò, il cammino per la ceca è tutt’altro che agevole visto che nella sua sezione di tabellone sono presenti insidie come Cirstea, Strykova, Petkovic, Bencic e Pironkova. Proprio queste ultime daranno vita al primo turno più affascinante di tutta la competizione femminile con la giovane svizzera di ritorno dal lungo infortunio mentre la bulgara è una tennista che pare giocare bene esclusivamente a Wimbledon dove, ogni anno raggiunge grandi traguardi.
Altre giocatrici non di primissima fascia che si possono ritagliare notevoli soddisfazioni sono Keys, Pliskova e Konta mentre un gradino sotto troviamo Vandeweghwe, Putintseva, Garcia, Bertens, Riske, Ivanovic, Svitolina, Lisicki e Shvedova.
Prima di chiudere è doveroso fare un accenno riguardo la spedizione italiana in Inghilterra che non parte sicuramente con i migliori auspici visto il periodo nero che affligge le nostre giocatrici: Errani e Vinci non vincono più, Schiavone è in età da prepensionamento, Knapp è sempre oggetto di infortuni e Giorgi non pare migliorare per nulla, anzi. Proprio Camila sarebbe la giocatrice che più delle altre ben si adatta al verde; il 2016 dell’italo-argentina però è tutt’altro che positivo e, come se non bastasse è stata sorteggiata al primo turno proprio contro la Muguruza: insomma, c’era di meglio...
Probabili quarti di finale: S. Williams-Riske, Konta-Kvitova, Keys-Pliskova, V. Williams-Muguruza