Gli Open di Francia fremono, pronti ai nastri di partenza. Come ogni anno il torneo parigino certificherà il campione del mondo sulla terra battuta. Una consuetudine antica che risale all’età classica del gioco come ogni lettore appassionato può tranquillamente verificare all’interno del menù del nostro sito nella sezione dedicata alla storia del Roland Garros.
Nella seconda metà del mese di maggio è quindi una routine parlare di tennis e di Parigi, dove al bois de Boulogne si passa dall’attesa ai fatti. Aspettative però evidenziate quest'anno da alcuni specifici interrogativi.
Tra le dame, le conferme di Serena Williams e i progressi di Vika Azarenka sono senza dubbio le risposte principali che l’evento attende, nella speranza che all’orizzonte si manifestino nuove figure all’altezza del compito di un ricambio generazionale. Inoltre, sono attesi a breve lumi sulla spiacevole vicenda che ha coinvolto Maria Sharapova.
In ambito maschile, invece, la curiosità viene catalizzata dal campione del mondo Novak Djokovic, alla ricerca dell’ultimo slam che manca al suo prestigioso palmares e dal redivivo Rafael Nadal, monarca assoluto del Roland Garros che vanta il record di nove titoli.
Di seguito la lente d’ingrandimento posa l’occhio forzosamente sul sorprendente detentore del titolo Stan Wawrinka e sullo stato di salute di Roger Federer che tiene col fiato sospeso tutti gli appassionati da settimane. Infine, non passeranno certo inosservate le gesta dei giovani, in particolare quelle di Kyrgios, Thiem e Zverev.
Un Roland Garros, quindi, carico di attese e di speranze. Un evento che per la cronaca ha sempre saputo alimentare l’interesse del pubblico in tutte le sue edizioni. Tuttavia, un’edizione su tutte rimarrà impressa nella storia del torneo e nella memoria degli appassionati come epocale. Il riferimento è rivolto a quella che ha dato vita a un nuovo inizio facendo battere forte il cuore.
Nel 1968, dopo quasi mezzo secolo, il tennis esce dall’ipocrisia che ha privato i più forti giocatori del mondo, passati al professionismo, della possibilità di partecipare ai grandi tornei. Infatti, per lungo tempo i maggiori eventi tennistici hanno visto in campo solo i tennisti dilettanti. In verità tra questi dilettanti alcuni avrebbero probabilmente avuto la capacità, con più di un aggiustamento, di tenere il campo con i professionisti, ma si trattava di rare singolarità.
Pertanto, il torneo che decretò l’inizio della nuova era, battezzata come “Open”, fu giocato in Gran Bretagna in quel di Bournemouth. Competizione vinta dall’australiano Ken Rosewall, per l’appunto uno dei grandi professionisti riabilitati dalla riforma. Il torneo britannico aprì dunque le porte al primo slam open della storia e il calendario offriva proprio l’evento del Roland Garros in premio.
Malgrado ciò, vi furono ancora diversi scogli da superare. I professionisti dovettero rinunciare a impegni contrattuali già stipulati pagando fior di penali, pur di tornare sul palcoscenico della storia. Non badarono a spese, la questione andava ben oltre il denaro. Sciolti gli ultimi nodi l’attesa per il ritorno dei professionisti che lanciavano il guanto di sfida ai dilettanti al Roland Garros divenne spasmodica. Successivamente con l’arrivo delle grandi leggende in terra di Francia le ansie generali lasciarono il posto all'euforia collettiva. Un'euforia contagiosa e senza precedenti.
“Adesso ci sono proprio tutti, il piccolo Rosewall con la sua faccia infantile e rugosa, Laver rossastro e ondeggiante sulle gambe da fantino, Pancho Gonzales sempre più grande e più bello, prontissimo a far girare la testa alle figlie di tutte quante lo ammiravano quindici anni fa. Sono arrivati come dei, li abbiamo visti comparire d’improvviso, quasi insieme al sole”. (Cit. G. Clerici)