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Settecentosette. Tanti sono stati i giorni di astinenza di Rafa Nadal nelle vittorie di un Master 1000. L'ultimo è stato Madrid 2014, ovviamente sulla tanto amata terra rossa. Oggi è toccato a Montecarlo, neanche a dirlo sul mattone tritato, dopo aver sconfitto nell’ordine Bedene, Thiem, Wawrinka, Murray e in finale Gael Monfils. Non certo un cammino agevole sula carta (e nemmeno in campo) che danno ancor più merito alla vittoria dello spagnolo.

Ma andiamo con ordine. Sul campo Ranieri III si affrontano in una finale non certo pronosticabile la testa di serie numero 5 Rafael Nadal e la numero 13 Gael Monfils. Assente di lusso ovviamente Novak Djokovic incappato in una giornata “umana” contro Vesely. Gli altri pretendenti alla finale che hanno dovuto abbandonare i sogni di gloria sono stati un Federer al rientro che ha dato buoni segnali di ripresa fisica, Wawrinka sempre costante nella sua incostanza e Andy Murray sgretolatosi pian piano in semifinale proprio contro Rafa. Nell’altra semifinale in un derby tra coloni francesi Monfils ha eliminato Tsonga; si potrebbe dire che Tsonga si è eliminato da solo in realtà.

I due finalisti si affrontano per la quattordicesima volta (terza in una finale) con lo spagnolo in vantaggio 11-2 ( 4-0 sulla terra). Uniche vittorie del francese sempre a Doha nel 2009 e nel 2012. 24 a 6 i sets con due tie-break entrambi vinti da Monfils.

Nadal con oggi conquista la sua finale numero 100 in un torneo ATP ed entra a far parte di un’elite ristretta che comprende i soli Connors, Lendl, McEnroe, Vilas e Federer. Se parliamo di soli Master 1000 le finali sono 42 di cui 10 proprio qui nel Principato. Superiore al 65% la percentuale di vittorie in finale con 67 tornei ATP vinti, 27 Master 1000 e 8 Monte-Carlo Rolex Master.

Per Monfils numeri decisamente inferiori a discapito di un talento fisico e tecnico superiore ai risultati ottenuti. Sorprende in particolare un dato: su 24 finali raggiunte in un evento ATP, di cui 2 Master 1000, solo 5 vittorie a fronte di 18 sconfitte. Non certo una buona prospettiva in preparazione al match che lo proietta in ogni caso tra i grandi di Francia, in particolare Noah e Pioline, gli unici altri due francesi a raggiungere la finale in questo torneo nell’era Open (rispettivamente 1986 e 93-98-2000)

I due arrivano all’incontro decisivo dopo un cammino completamente diverso; molto complicato e particolarmente lungo quello di Nadal (7h24’), decisamente agevole e breve quello di Gael (5h45’). Piano di gioco molto simile per entrambi pur in una diversa interpretazione tattica. I due prevalgono ovviamente in una fase più difensiva, piedi ben dietro la linea di fondo campo e grandi sbracciate da lontano con pochi errori e poche concessioni al gioco di volo.

Rafa sviluppa un gioco più elaborato, a far muovere e sfiancare il rivale per costringerlo all’errore o a punirlo con colpi negli spazi lasciati inevitabilmente liberi dopo lunghe rincorse. Monfils lavora maggiormente con i cambi di ritmo, in particolari violente accelerazioni soprattutto di dritto anche da molto lontano. La prospettiva di una battaglia fisica ancor più che tecnico/tattica non è certo fantasia e a prevalere potrebbe essere chi interpreterà con maggior coraggio e lucidità le fasi decisive che il match proporrà.

L’avvio è molto equilibrato, i due corrono (molto in orizzontale poco in verticale) senza sosta, scivolano sull’amata terra, aprono angoli anche molto acuti che contro altri avversari avrebbero regalato fiumi di punti, si sfidano anche colpendo 10-15-20 volte la pallina in un solo scambio. Il servizio non è certo un’arma determinante per entrambi e i break sono numerosi. E’ sempre Nadal a strappare per primo il servizio all’avversario ma entrambe le volte Monfils contro-brekka immediatamente il maiorchino andato anche a servire per il set sul 5-4. Sul 6-5 per Nadal, il francese serve male e commette un imperdonabile doppio fallo sul 30/40 che sancisce la vittoria del primo parziale a favore di Rafa nonostante un poco incoraggiante 29% di punti vinta sulla seconda palla.

Il secondo Set si apre ovviamente come il primo, grandi scambi da fondo campo con entrambi i giocatori che cercano di impostare da subito la contesa sulla propria diagonale preferita, quella del dritto contro il rovescio altrui. Il dritto anomalo o inside-out diventa un colpo fondamentale per entrambi per girare lo scambio a proprio vantaggio e prendere in mano le redini dello punto. Monfils da inizio secondo Set opta per una strategia più conservativa e di percentuale al servizio: velocità attorno ai 170 Km/h con percentuale però molto alta di palle in campo. Non per mancanza di mezzi ovviamente, ma avendo fino a quel momento dei numeri impietosi sulla seconda palla diventa d’obbligo doverne giocare il meno possibile.

Stesso discorso si può fare per Nadal che adotta questa scelta strategica già da avvio match. I numeri parlano molto chiaro al riguardo. Nella seconda partita la % di prime palle in campo è del 75% per La Monf e del 85% per Nadal con la quale portano nel proprio score circa il 60% di punti. Nadal sulla seconda ottiene un irrisorio 17% ma servendo solo 6 seconde palle in tutto il Set il dato potrebbe anche non risultare determinante. Determinante è invece l’undicesimo game con i due giocatori sul 5 pari e oltre 2 h di tennis “brutale” nella sua intensità fisico-atletica. Dopo 3 palle break salvate il nativo di Manacor deve soccombere e Monfils va al servizio sul 6-5. I meno attenti potrebbero dubitare della tenuta fisica del francese che nel turno decisivo al servizio sorprende tutti (Nadal in primis) con un Ace e soprattutto due serve and volley vincenti (scelte improbabili per un atleta in sofferenza). Come accennato in fase di presentazione coraggio e lucidità nelle fasi salienti hanno determinato la vittoria, anche se al momento parziale.

Giustamente la sfida viene decisa al terzo Set. Come due gladiatori nell’arena Rafa e Gael devono trovare nuove energie, non accontentarsi di restare in piedi ma attaccare per primi, avanzare, perché difendersi soltanto, quando le forze iniziano a mancare, potrebbe essere un autogol. Rafa parte forte, scappa immediatamente, tiene il servizio e brekka insinuando nella mente del francese, prima ancora che nelle gambe, il tarlo della sconfitta, l’ennesima in una finale, l’ennesima contro lo spagnolo. Monfils perde lucidità, sbaglia costantemente alcune scelte forzando a sproposito ma da troppo lontano e con soluzioni estemporanee. Nadal non aspetta altro, a questo punto non deve più rischiare niente ma aspettare che Monfils si batta da solo. Pochi minuti e 5-0 con il transalpino in evidente crollo mentale più che fisico. 

Siamo al match point. Rafa chiude in bellezza, straordinario rovescio vincente lungo linea con inginocchiata incorporata sulla tanto cara terra battuta. L’emozione è forte e visibile; per chi ha vinto così tanto, tornare alla vittoria dopo così tanto, è una rinascita, una seconda vita da dedicare prima di tutto a se stessi e al campione che c’è in ognuno (in qualcuno un po’ di più). Anche Monfils pur stanco e deluso può ritenersi soddisfatto del torneo disputato; a mente fredda si potrebbe ritenere la sua strategia troppo attendista e dispiace non aver più visto quello che nel finale di secondo set lo aveva portato alla vittoria, una maggiore propensione alla rete per sfruttare le traiettorie paraboliche di Nadal invece che doverle subire dietro la linea di fondo.

Nadal e il suo clan esultano, i numeri diventano meno importanti, le statistiche contano meno perchè vincere un match come quello di oggi dopo 2h46’ di tennis intenso lascia e lascerà il segno su Nadal, su Monfils e su tutti quelli che si troveranno lo spagnolo sulla strada per la gloria parigina del Roland Garros. Si possono così aggiornare i palmares con Rafa che raggiunge la vittoria numero 68 in un evento ATP, un numero non certo insignificante nel tennis visto che rappresenta una data storica per il nostro Sport. Ma questa è un’altra storia.

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