Il tema che andiamo di seguito a trattare riguarda un campione assunto al ruolo di novello “Pelide” causa la sua presunta invulnerabilità. Un argomento complesso e nel contempo esteso che richiede di essere affrontato in due parti. La speranza è quella di fornire un contributo a questa fenomenologia, augurandoci di soddisfare il gusto dei lettori.
Mentre scarpe, calzini e palline iniziano a colorarsi di arancione come il cielo in certi tramonti autunnali, frutto della terra rossa europea (e non solo), possiamo fare un bilancio a mente fredda di quanto questi primi mesi dell’anno giocati prevalentemente sul cemento australe e nordamericano hanno messo in luce.
Si controllano i tabelloni, si analizzano le statistiche, si cercano vecchi e nuovi angoli di lettura, ma alla fine uno e uno solo è il nome che emerge da questo vortice fatto di dritti, rovesci, voli in aereo, attese in spogliatoio, lacrime e sudore: NOVAK DJOKOVIC.
Già perché nel 2016 il serbo ha giocato 27 match perdendone soltanto 1 contro Feliciano Lopez, o meglio, contro un’infezione all’occhio che lo ha costretto al ritiro. Elencare i numeri come 65 set a 7 e altri simili sarebbe ridondante e ormai inutile. Quindi, affrontiamo il caso “imbattibilità di Nole” da un altro punto di vista, quello dell’avversario e, per farlo, non possiamo fare a meno di avvalerci dell’ausilio de “L’arte della Guerra”.
L’ ”Arte della Guerra” è un trattato militare-filosofico attribuito al generale Sunzi (Sun Tzu) vissuto in Cina probabilmente intorno al VI sec a.C.. E’ ritenuto il primo ed il più importante testo di arte militare esistente utilizzato anche nella strategia militare dei secoli recenti oltre che in molti aspetti della vita sociale e civile. I contenuti sono quanto di più contemporaneo ci possa essere e li caleremo nella strategia di gioco de “l’Arte del Tennis”.
Conosci il nemico e conosci te stesso. Se farai così anche in mezzo a 100 battaglie saprai sempre cosa fare. Devi anticipare i piani del nemico, conoscerne i punti forti e i punti deboli.
Ogni tennista deve conoscere a fondo le proprie caratteristiche di gioco, in generale ma soprattutto riferite al momento in cui le sta e le deve utilizzare. Un grandissimo servitore che per qualunque motivo non è in grado di servire come vorrebbe e potrebbe fa di lui un servitore normale. Di conseguenza non può giocare come se invece fosse un super servitore come dovrebbe essere.
Conoscere Djokovic, i suoi piani di gioco, le sue “confort zone”, i suoi punti critici, deve essere studio di chi lo affronta e dei loro staff. Guardando le sconfitte (92 escludendo i ritiri) degli ultimi 8 anni di Nole troviamo 17 volte Roger Federer e altre 17 Rafa Nadal. Due tennis agli antipodi, ma in grado di vincere su tutte le superfici principali.
Questo dato potrebbe raccontare di Djokovic che non si trova a suo agio con gli “eccessi”, per esempio con palle molto alte che non riesce ad incontrare ma deve andare a cercare in verticale senza potersi appoggiare; Rafa rappresentava questo eccesso fino qualche anno fa, quando riusciva a far salire molto alta la palla oltre la linea di fondo campo superando l’altezza delle spalle dell’avversario.
L’eccesso contrario consiste in palle basse e veloci che per lo stesso motivo sono difficili da aggredire sfruttando l’inerzia della palla entrante. È il caso di Roger che può inoltre sfoderare l’arma del servizio: nelle partite vinte riesce ad ottenere almeno il 10% dei punti con un Ace. Per confermare l’idea che un’opportunità/arma (per chi ne è in possesso) per far male a Novak sia il servizio, nelle restanti 62 sconfitte troviamo 7 volte Tsonga, 5 volte Roddick, 3 Del Potro, 2 Isner, 2 Karlovic, 1 Querrey, Ljubicic e Soderling. Tutti atleti anzitutto molto alti in grado di ottenere diversi punti direttamente dal servizio (una media di 16% dei punti solo da Aces con picchi del 25% come Karlovic a Madrid 2008).
Essere intorno o sopra ai 2 metri di statura permette non solo di tirar forte, come facilmente intuibile, ma anche di poter utilizzare un’area di battuta molto più estesa di un giocatore normale sia in ampiezza (più angoli) che in profondità (la palla rimbalza molto alta e lunga). Un po’ come se un portiere di calcio contro alcuni giocatori dovesse parare in una porta di 9 X 3 m. e non dei classici 7,32 X 2,44; anche il più forte al mondo subirebbe qualche gol in più.
Raonic ad esempio/invece per ora tira molto forte ma difficilmente la sua palla sale così tanto e Djokovic riesce a rispondere ad un’altezza a lui congeniale. A meno che il canadese non provi a variare sacrificando ogni tanto nel servizio la velocità a favore dello spin.
Scorrendo ancora i pochi fortunati che possono vantarsi di aver battuto il numero 1 del mondo, alcuni nomi ci hanno incuriosito: LLodra, Tommy Haas 3 volte (2 sull’erba ma una sul cemento di Miami), Benneteau, Melzer e Malisse. Tutti giocatori (come anche alcuni dei grandi servitori citati prima, tra cui Federer) dediti con più o meno continuità al serve and volley o comunque ad una costante ricerca della rete. Giocare da così vicino e con palle che spesso rimbalzano corte e molto basse mette in difficoltà chiunque e sicuramente anche un grandissimo come Djokovic. Inoltre gli ultimi 5 giocatori citati hanno spesso usato il servizio non come arma di distruzione di massa, ma come mezzo per raggiungere l’obiettivo con il colpo successivo.
Ecco allora in questo caso servizi molto lavorati con rimbalzi alti, spesso in kick o al corpo anche sulla prima palla per non dare troppo angolo e velocità alla risposta altrui. Ultimi nomi ancora più “curiosi” che hanno battuto Nole sono: Rochus, Simon, Santoro e Clement, dei pesi “piuma” in un mondo di forzuti e picchiatori, ma con una capacità strategica sopra la media. Inoltre in queste partite Djokovic ha commesso molti errori gratuiti da fondo campo anche a causa di una velocità di palla e un “bassezza” del rimbalzo (molti back) che paradossalmente lo hanno messo molto più in difficoltà rispetto a colpi ben più veloci. Inoltre la percentuale di prime palle in campo, seppur a velocità quasi mai superiori ai 180-190 Km/h, è stata in questi match molto alta.
Chi affronta Djokovic deve assolutamente conoscere questi aspetti del gioco ed in base al proprio potenziale elaborare il piano strategico, tattico e tecnico a lui più congeniale per poter mettere in difficoltà l’avversario. I tennisti di oggi lo fanno? Deprimono le qualità di Djokovic o al contrario le esaltano?
Continua nella seconda parte