A volte veniamo colti da un interrogativo riguardante l'immagine collettiva dello sportivo poliedrico, capace di destreggiarsi e di eccellere in molteplici discipline sportive.
Tendenzialmente ne dubitiamo l'esistenza poichè risulta una figura concettualmente utopistica da concepire e in virtù di ciò difficilmente assimilabile attraverso un processo razionale, dal momento che l'impiego di risorse (sia fisiche che mentali) riservate per una determinata disciplina comporta l'inevitabile esclusione delle altre. Per certi versi questa figura misteriosa assume un'aurea quasi semi divina, contraddistinta da una serie di connotati trascendentali quali la completa padronanza del proprio fisico e l'assogettamento degli eventi al proprio volere. Tale raffigurazione, al contrario di molte entità soprannaturali, non è solamente un prodotto astratto della "res cogitans", ma trova anche una sua manifestazione empirica all'interno delle membra di Jaroslav Drobný. Nato a Praga il 12 ottobre 1921, Drobný conobbe la passione per lo "Sphairistikè" (termine mutuato dal greco e utilizzato dal maggiore gallese Walter Clopton Wingfield, per identificare il gioco da lui ideato, ovvero il tennis) all'età di cinque anni, grazie al padre che, in qualità di coach, lo ha introdotto nel mondo del tennis. Fu un giocatore precoce, il cui talento si rivelò al grande pubblico in occasione della sua prima partecipazione ai Championships di Wimbledon del 1938, salvo perdere al primo turno contro Alejandro Russell (con il punteggio di 10-8 6-4 7-9 6-3). A causa dell'invasione tedesca della Cecoslovacchia avvenuta il 10 ottobre 1938 e la successiva instaurazione del Protettorato di Boemia e Moravia il 15 marzo 1939, Drobný si vide costretto ad acquisire la cittadinanza del Protettorato, con la quale si presentò al torneo di Wimbledon di quello stesso anno. Nonostante l'avvento della seconda guerra mondiale, scoppiata il 1 settembre 1939, il giocatore cecoslovacco continuò ad allenarsi, alternando tennis e hockey sul ghiaccio nei mesi più caldi e nei mesi più freddi. Il secondo dopoguerra segnò sia la sua dirompente ascesa ai vertici del gioco, testimoniata dalla superba prestazione contro il n.1 al mondo Jack Kramer a Wimbledon nel 1946 (vinta per 2-6 17-15 6-3 3-6 6-3), torneo nel quale raggiunse peraltro le semifinali, che il suo definitivo allontanamento dalla Cecoslovacchia sancito con la defezione del 1949 (annunciata in occasione del torneo di Gstaad, insieme ad un suo compagno di Coppa Davis, Vladimír Černík), in seguito al colpo di stato del KSČ (Partito Comunista di Cecoslovacchia) nel 1948. L'ostilità maturata nei confronti del regime politico cecoslovacco riguardò essenzialmente l'impossibilità per Drobný di viaggiare all'estero per partecipare ai tornei internazionali, data la primaria rilevanza di quest'ultimo all'interno della propaganda comunista. Iniziò così la sua personale odissea alla ricerca di uno stato che potesse fornirgli asilo politico; e tra questi si appellò a Svizzera, Stati Uniti e Australia, prima di accettare la proposta dell'Egitto. Grazie al suo nuovo status di cittadino egiziano, Drobný tornò a competere nel circuito amatoriale (l'avvento del professionismo arriverà solo nel 1968), riuscendo nell'impresa di aggiudicarsi ben tre titoli del Grande Slam: nel 1951 vinse il suo primo major al Roland Garros, battendo in finale Eric Sturgess con un netto 6-3 6-3 6-3, e riconfermando il trionfo in terra francese anche l'anno successivo dopo aver superato, nella fase conclusiva del torneo, l'australiano Frank Sedgeman con il punteggio di 6-2 6-0 3-6 6-4. Ma sarà il suo terzo slam, ottenuto a Wimbledon nel 1954, però, a permeare la storia attraverso un connubio esoterico tra mitologia e poetica, la cui magia è riservata ai pochi capaci di guardare oltre il cosiddetto "velo di maya", per sviscerarne le sfaccettature più significative. Il successo contro Ken Rosewall fu esattamente questo: un dono da destinare ai soli in grado di vedere oltre la semplice partita in sè ed apprezzarne sia la qualità tecnica che il contesto scenico. Il risultato finale dell'incontro recitò 13-11 4-6 6-2 9-7 in favore di Drobný, il quale si sdebitò del favore ricevuto dalle autorità egiziane concedendo loro l'onore di essere almeno per una volta in capo al mondo.