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Dopo le grandi emozioni che questa edizione degli Australian Open ci ha regalato, è il momento dell’analisi. L’approfondimento è dedicato alla finale maschile.

E’ stato sicuramente un match di grande patos, ma è stata anche una partita di qualità? E’ evidente che quando ci sono molti ribaltamenti di fronte come in questo match si può supporre che entrambi i contendenti abbiano messo in campo tutte le loro risorse al fine di far pendere la bilancia dalla propria parte. Ma ha vinto Roger Federer o ha perso Rafael Nadal? C’è una chiave o un aspetto strategico o tattico che può spiegare l’esito dell’incontro? Come sapete sono un amante dei numeri ed è da loro che voglio iniziare.

Il torneo si è giocato con una percentuale di prime in campo che è cresciuta col passare dei turni; al primo turnp è stata del 60% mentre semifinali e finale si sono giocate con il 67%. La percentuale di punti vinti con la prima di servizio ha avuto un andamento inverso rispetto al passare dei turni. Ad inizio torneo i giocatori hanno vinto il 73% delle prime palle giocate, mentre in semifinale e in finale la percentuale è scesa al 69%. Il dato potrebbe essere spiegato in tanti modi, una maggiore freschezza (qualità del servizio) o una bassa adattabilità alla situazione ambientale (qualità della risposta) di tutti i giocatori in apertura di gara e l’esatto contrario in semifinale e finale. In questo incontro Rafael Nsdal ha servito 110 prime su 151 tentativi pari al 73%, mentre Roger Federer ha servito molto meno, 138 volte, mettendo la prima in campo in 85 occasioni, pari al 62% dei tentativi a sua disposizione. I risultati però sono molto diversi. Il giocatore spagnolo ha raccolto 69 punti, pari al 63%, mentre l’elvetico ne ha conquistati 65, pari al 77%. Quindi sulla prima, il giocatore spagnolo ha concesso 41 punti allo svizzero, pari al 37%, mentre quest’ultimo ha lasciato solo 20 punti al maiorchino, pari al 23%. Durante il torneo la percentuale dei punti vinti sulla seconda ha oscillato tra il 49 e il 51%, sino alla semifinale dove è stata a dir poco sorprendente, raggiungendo il 57%. In finale questo dato è tornato quasi nella norma,con un valore del 52%. In questo match lo spagnolo ha vinto 23 punti su 41 tentativi, il 56%, mentre lo svizzero ha servito 53 seconde e ha vinto 26 punti, pari al 49%. Complessivamente Nadal ha servito 151 volte conquistando 92 punti con una media di 0.61 punti a battuta, Federer ha servito 138 volte conquistando 91 punti pari ad una media di 0.66 a battuta. In risposta Lo spagnolo ha conquistato 47 punti su 138 occasioni pari al 0.34 e lo svizzero 59 punti su 151 pari al 39%.

I numeri non tradiscono mai. Roger Federer complessivamente è stato più bravo di Rafael Nadal sia al servizio che in risposta. Il dato più clamoroso è che l’iberico ottiene percentuali molto simili tra prima (63%) e seconda (56%) di servizio mentre il tennista svizzero con al prima (77%) concede pochissimo, mentre con la seconda fa praticamente pari. Ma il campione elvetico la differenza l’ha fatta al servizio o alla risposta? E come ha battuto il campione spagnolo? Abbiamo preso i dati direttamente dal sito degli Australian Open. Come già detto, l’iberico ha servito il 73% di prime con una velocità media non elevatissima, 177 km/h. Nelle ultime 52 settimane di attività la percentuale di prime è stata del 71% e i punti vinti del 69%. Quindi, in finale più prime ma con una resa molto inferiore (-6%). I dati della seconda di servizio sono assolutamente in linea con lo storico, 56% di punti vinti sia in finale che nell’ultimo anno. I dati al servizio di Roger Federer evidenziano che il tennista elvetico ha servito la sua percentuale di prime 62% (velocità media 185 km/h) ma ha racccolto 2 punti percentuali in meno del suo standard 77% vs 79%. Con la seconda ha fatto ancora peggio, abbassando il suo rendimento standard di 7 punti percentuali, 49% vs 56%. La velocità media della seconda è a favore del tennista iberico (150 vs 147 km/h) .

Direi che può bastare, altrimenti alla fine della lettura diamo i numeri anche noi. Il campione svizzero ha vinto la finale alla risposta, in particolare sulla diagonale del mancino, che storicamente ha permesso a Rafael Nadal di costruire le sue vittorie contro Roger Federer. La novità è che il campione elvetico ha dismesso la risposta in beak spin utilizando solo il rovescio piatto e coperto. Scelta strategica probabilmente facilitata dalla velocità e dall’attrito della superficie e delle palle.

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