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È giunta l’ora dei quarti di finale al BNP Paribas Open di Indian Wells, California. L’aria è sempre più rarefatta per le giocatrici ed i giocatori che ricercano il trionfo. Le fatiche dei turni precedenti si fanno più insistenti, obbligando gli atleti ancora in gara a misurarsi con i propri limiti, fisici ed emozionali: è tipica della campionessa e del campione, infatti, la capacità di elevare il proprio livello di gioco nel momento in cui ci si avvicina sempre più alla finalissima, apoteosi di ogni attività sportiva. Non si compete più per sopravvivere, si compete per vincere.

La figura emblematica della campionessa nell’ era contemporanea del tennis è sicuramente rappresentata da Serena Williams, attuale numero uno del ranking; il suo quarto di finale la vedeva opposta alla trionfatrice della scorsa edizione del torneo californiano, Simona Halep. Proprio nel 2015, la rumena approfittò di un ritiro improvviso della Williams in semifinaleche le permise di raggiungere in finale la Jankovic, poi battuta in tre set. Sebbene si siano visti dei miglioramenti rispetto agli Australian Open, la partita ha rimarcato una volta di più la grande distanza che intercorre attualmente tra le due giocatrici; pur non dimostrando la solita strapotenza fisica, la Williams facendo leva con i colpi di inizio scambio si è aggiudicata il primo set per 6-4: un parziale che ha visto cinque break totali, tre per Serena e due per Simona. Nel secondo set il solco tra le due è stato scavato dall’unica palla break concessa dalla rumena e convertita dalla statunitense sul 2-3, dote sufficiente alla sorella di Venus per aggiudicarsi il parziale ed il match per 6-4 6-3.

In semifinale la Williams vedrà il proprio cammino ostacolato da Agnieszka Radwanska, in quella che a tutti gli effetti sarà la rivincita della semifinale dell’Open d’Australia dello scorso Gennaio; la polacca accede alla partita grazie alla vittoria ottenuta per 6-2 7-6(3) su Petra Kvitova che finalmente con questo quarto di finale ha dato segnali di vita in un 2016 per lei finora avaro di soddisfazioni. Com’ era ampiamente prevedibile, il piano tattico della Radwanska è quello di imbrigliare nello scambio a fondocampo la slovacca, costringendola a continui spostamenti, fornendole palle con traiettorie e rotazioni sempre differenti; la povera Kvitova si trova così a giocare un tennis a lei poco congeniale, senza ritmo, in movimento ed in zone di campo da lei non particolarmente frequentate: il punteggio di 6-2 del primo set è l’ovvia conseguenza dell’andamento del gioco. Nel secondo, il match pare più equilibrato e, dopo due break per parte, è il tie-break a porre fine alle ostilità: Kvitova, però, parte malissimo e, sotto 4-0, non riuscirà più ad agguantare nuovamente la sua avversaria che conclude con il punteggio di 7-3.

Se la parte alta del tabellone pone in semifinale la sfida tra le due giocatrici più accreditate, Williams e Radwanska, altrettanto non si può dire, guardando il ranking mondiale, riguardo la parte bassa che le tenniste più quotate, Kerber e Muguruza hanno lasciato sguarnito. Tuttavia chi segue con attenzione il circuito femminile non può dirsi sorpreso di trovare in semifinale Azarenka; la bielorussa sta disputando un ottimo 2016 e, dopo il lungo periodo ai box, è ora prossima alle top ten. La partita con la Rybarikova semplicemente non c’è stata: il 6-0 6-0 non merita ulteriori spiegazioni anche se, a onor del vero, la numero 97 del mondo (nel primo torneo in cui batte due top ten, Vinci e Bencic) era palesemente debilitata da un malanno alla coscia. Vika, parsa molto solida e concentrata sin dall’inizio del match ha denotato tuttavia ancora lacune nella seconda di servizio, poco precisa e molto fallosa (ben sette doppi falli). Lacune in battuta che la sua avversaria in semifinale non ha mai dimostrato in tutta la sua, seppur giovane, carriera: Karolina Pliskova, infatti, sfruttando la sua notevole altezza (186 cm) può contare sul miglior servizio del circuito, alle spalle, forse, della sola Williams.

A farne le spese ad Indian Wells è stata l’emergente (classe 1997)Daria Kasaktina che, dopo aver disputato un torneo eccezionale ha dovuto cedere di fronte alla supremazia fisica, prima che tecnica, della sua avversaria. La teenager russa, infatti, ha dimostrato un‘ intelligenza strategico-tattica da rimarcare se teniamo conto della sua giovane età ma, sotto il bombardamento tennistico della ceca non è riuscita ad opporre resistenza, desistendo con il punteggio di 6-3 6-2. In semifinale Pliskova parte da sfavorita contro Azarenka ma, come ha dimostrato una volta di più questo torneo, il tennis femminile regala ogni giorno delle sorprese.

Virando sul tabellone maschile, la prima giornata dedicata ai quarti di finale ha visto in opera i giocatori relegati nella parte bassa del tabellone, sezione priva dei tennisti meglio classificati, Murray e Wawrinka su tutti. Il primo match andato in scena vede opposti David Goffin, castigatore proprio dello svizzero e Marin Cilic un replay della partita andata in scena nell’ultimo turno di Coppa Davis, dove il belga ha prevalso in quattro set. Come nell’ultimo precedente tra i due, anche a Indian Wells a vincere è stato Goffin con il punteggio 7-6(4) 6-2. Il primo parziale ha vissuto un andamento rapsodico con Cilic a tratti dominante al servizio ma che, in risposta, non ha saputo cogliere le molte occasioni offerte dal belga: nel primo set, addirittura, è riuscito nella dubbia impresa di convertire una sola palla break sulle dodici generate, finendo poi per capitolare 7-4 al tie-break.

Il croato, non certo un cuor di leone, ha messo in mostra ancora i limiti di fragilità psicologica che spesso lo contraddistinguono, soprattutto nei momenti decisivi della partita; Goffin, anch’egli piuttosto falloso, ha saputo sfruttare i passaggi a vuoto del suo avversario concludendo il secondo set in apparente scioltezza per 6-2, conquistando, così, il diritto a disputare la prima semifinale in un torneo Master 1000. A sfidarlo sarà uno dei giocatori più in forma del 2016, Milos Raonic, già finalista quest’anno nel primo Slam stagionale; il canadese non ha avuto particolari difficoltà a sconfiggere in due set per 7-5 6-3 il mai banale Gael Monfils, battuto peraltro proprio nel cammino verso la finale in Australia a gennaio in quattro set. L’allievo di Riccardo Piatti bissa, così, il risultato ottenuto nello scorso anno quando la sua corsa verso il titolo era stata interrotta, proprio in semifinale dal grande assente di questa edizione, Roger Federer: diversamente dal 2015, però, nella partita contro Goffin, Raonic partirà con i favori del pronostico.

Nel torrido pomeriggio di Giovedì, il terzo quarto di finale vedeva opposti Kei Nishikori e RafaNadal, autori di un match a dir poco strano che, però, ha confermato una volta di più le qualità ed i limiti dei due giocatori. Sin dai primi scambi si nota chiaramente come a condurre il gioco sia il giapponese che, riuscendo ad anticipare le traiettorie arcuate di Rafa, imprime inizialmente un ritmo a cui il Nadal attuale non può competere; nei primi tre game sul servizio del maiorchino, Nishikori si procura sempre almeno una palla break, convertendone, però, solo una su sette e portandosi in vantaggio per 3-1. Rafa, fino a quel momento in balia dell’avversario, ha il merito di rimanere nella scia di Nishikori che, tra un errore e un altro, smarrisce il bandolo della matassa, va in confusione, cedendo il primo parziale per 6-4. Nadal ora è galvanizzato, non concede più nulla sul proprio servizio e, sfruttando il black out prolungato del nipponico, si porta avanti nel secondo set di un break; sotto 0-3, finalmente si scorge una timida reazione da parte di Nishikori che riconquista il contro break e va in parità: purtroppo per Kei si tratta solo di un fuoco di paglia e, cedendo i successivi tre giochi capitola per 6-3, consentendo a Rafa di accedere alla nona semifinale in carriera ad Indian Wells, in una partita che lo vedrà opposto all’incontrastato numero uno del mondo, Novak Djokovic, nella sfida numero quarantotto tra i due.

Il serbo, però, ha palesate non poche difficoltà nello sconfiggere Tsonga, avendo dovuto esprimere a tratti il proprio miglior tennis; alla fine di un match complicato in cui ha avuto bisogno di due tie-break, ancora una volta Nole ha messo in mostra la classe del vero campione che lo distingue dal resto dei giocatori ovvero la capacità di giocare al meglio i punti importanti: così è stato in entrambi i tie-break terminati con lo score di 7-2. Dal canto suo, Tsonga ha disputato un incontro coriaceo, generoso, mettendo in luce anche una variabile tattica (interessante l’uso estensivo del suo rovescio in back) che ha destabilizzato occasionalmente il fenomeno di Belgrado il quale, comunque, dopo due ore di gioco pone fine alle ostilità ed alla programmazione, rivedibile, dei quarti di finale ad Indian Wells. Lesjeuxsontfaits: è tempo, ora, di semifinali.

 

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