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Archiviata la spettacolare Laver Cup, il circuito tennistico riprende la propria tournée alla volta dell’oriente, facendo tappa nella capitale cinese ed in quella giapponese, siti che nel corso di questa settimana hanno ospitato i tornei 500 rispettivamente di Beijing e Tokyo, che precedono il Master 1000 di Shangai al via quest’oggi.
Andiamo a vedere cosa è accaduto nel corso della settimana.


Partiamo dalla manifestazione giapponese di dominio esclusivamente maschile, in cui non sono mancate le sorprese sin dal primo giorno. E’ infatti clamorosa la sconfitta subita dalla testa di serie numero 2 Dominic Thiem in quel del primo turno; l’austriaco, il cui gioco ha probabilmente risentito delle condizioni ambientali a lui avverse, si è reso protagonista di un match molto combattuto contro l’americano Steve Johnson, il quale ha avuto la meglio con il punteggio di 4/6 7/6 6/4.
Resa del talentuoso tennista classe 1993 a cui sono seguite quelle del finalista US Open Kevin Anderson, anch’egli sconfitto da un americano, Ryan Harrison, 6/3 1/6 7/6 il punteggio, e del canadese Milos Raonic, costretto al ritiro per un problema fisico appena dopo un game di gioco, a favore del tennista di casa Yuichi Sugita, il quale si è ritrovato a disputare un quarto di finale praticamente senza giocare (nell’incontro precedente è stato infatti Benoit Paire ad abbandonare il campo a suo vantaggio).

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Ai tanti illustri nomi caduti nel corso dei primi due turni, fanno contrasto le prestazioni di Cilic, testa di serie numero 1 del torneo, protrattosi sino alla semifinale, in cui è stato superato dal francese Mannarino, autore di una seconda parte di stagione degna di essere sottolineata.
La superficie sintetica e le condizioni indoor sembravano favorire i potenti colpi del croato alla vigilia, ma il numero 27 del mondo è abilissimo nel far valere le proprie doti di stratega, sfruttando la velocità e la linearità della palla dell’avversario per gestire il ritmo, portando così sotto il suo controllo l’inerzia della partita. A seguito di un terzo parziale conclusosi con un clamoroso 6/0, il francese si aggiudica la sua prima finale stagionale.

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Altro autore di una stagione da incorniciare è l’argentino Diego Schwartzman; il giocatore più piccolo della competizione riesce a farsi valere anche nella terra del Sol Levante, grazie alla sua caparbietà ed a delle peculiarità atletiche davvero fuori dal comune. Donald Young, Bernard Tomic e Steve Johnson le vittime della testa di serie numero 8 nella corsa che lo ha visto raggiungere la semifinale, durante la quale è stato estromesso dal belga David Goffin.
Sarà dunque tra Goffin e Mannarino la finale dell’ATP 500 di Tokyo, due giocatori che fanno della sagacia strategico-tattica la principale prerogativa. Conformità di gioco che non può che favorire il tennista più abile; è infatti Goffin a tenere in mano le redini dell’incontro sin dal primo set. Costretto spesso troppo lontano dal campo il francese non riesce ad assemblare un’azione di gioco efficace.
Dopo circa un’ora e venticinque di gioco e con il punteggio di 6/3 7/5 è David Goffin ad aggiudicarsi la finale, conquistando così il suo quarto titolo in carriera.

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Passiamo ora al torneo cinese di Beijing, che ha avuto in Rafa Nadal il proprio trionfatore, a seguito della vittoria nella finale che lo ha visto contrapposto all’australiano Nick Kyrgios.
Dopo aver superato rispettivamente il talento tedesco Alexander Zverev e la testa di serie numero 3 Grigor Dimitrov, i due si sono affrontati in una partita completamente dominata dallo spagnolo, malgrado il pronostico faceva sperare in un incontro più equilibrato, soprattutto alla luce delle condizioni di gioco, notoriamente non favorevoli al toro di Majorca.
Parte bene Kyrgios dando sfoggio di un tennis potente ed aggressivo; Nadal sembra subire passivamente l’iniziativa dell’avversario, tuttavia l’equilibrio dura appena quattro games e con esso è, di fatto, terminata anche la contesa.
La decisione del giudice di sedia di far ripetere un punto porta l’australiano ad uscire completamente dal campo, mettendo in luce la sua incapacità di convivere con l’errore, di non soffermarsi su una singola situazione di gioco, compromettendo così la propria concentrazione, lasciando invece spazio alla frustrazione ed al caos.
Da quel momento la partita diventa davvero molto brutta: Kyrgios gioca a tutto braccio, senza lasciar intravedere nemmeno un cenno di logica nella sviluppo della manovra, tirando veri e propri missili ad ogni colpo, spesso senza centrare il rettangolo di gioco.
E’ bravissimo invece Nadal a non lasciarsi influenzare dalla situazione, riesce a mantenere la lucidità ed in poco più di un’ora e trenta minuti di gioco si sbarazza dell’australiano, a seguito del severissimo, ma giusto, punteggio di 6/2 6/1.
Vittoria che vale per il numero uno del mondo il settantacinquesimo trofeo in carriera, il secondo a Pechino, continuando la scia di una stagione che, assieme a Roger Federer, lo ha visto come assoluto protagonista.

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Competizione pechinese nella quale trovano spazio anche le donne, per le quali si è distinta la francese Caroline Garcia, a sorpresa vittoriosa nella finale che l’ha vista affrontare la romena testa di serie numero 2 Simona Halep, sconfitta in soli due set con il punteggio di 6/4 7/6.

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