La complessità urbanistica di una città all’avanguardia che si contrappone ed al contempo si fonde armoniosamente con acque cristalline e la bellezza naturalistica di un paesaggio selvaggio, è questo il meraviglioso scenario che definitivamente dal 1972 fa da cornice al primo grande appuntamento della stagione; gli Australian Open.
105a edizione che, oltre ad il consueto prestigio, viene arricchita da numerosi interrogativi e curiosità, a partire dal rientro del campione svizzero Roger Federer, per il quale ci si domanda quale sia lo stato di forma dopo il lungo stop ed in generale la sua competitività ai massimi livelli, giunto ormai all’età di 35 anni, soprattutto in un competizione da disputarsi al meglio dei 5 set; per arrivare ai neo eletti numeri uno del mondo Andy Murray ed Angelique Kerber: saranno in grado di confermarsi tali?; passando per gli ex primi della lista Nole Djokovic e Serena Williams, parsi decisamente sottotono nella seconda parte della passata stagione; e concludendo con le giovani speranze, grandi protagonisti durante lo scorso anno, chiamati a ripetersi e migliorarsi in questo.
Molta dunque la carne al fuoco, quindi senza perderci in ulteriori indugi andiamo subito ad analizzare quanto accaduto nella notte, nella prima giornata del primo Slam stagionale.
Cominciamo proprio dal numero uno del mondo Andy Murray che ha dovuto vedersela con l’ucraino Illya Marchenko.
Partita disputatasi prevalentemente dal fondo, ricca di lunghi scambi ed affatto agevole per lo scozzese, soprattutto nei primi due set, sebbene poi la abbia portata a casa in sole tre “riprese”.
Tiene desta l’ucraino al numero uno del mondo, in particolare nei propri turni di battuta in cui, grazie all’efficace servizio, riesce quasi sempre a mettersi in condizione di comandare lo scambio.
Tuttavia risultano essere poi troppi gli errori sul taccuino, commessi proprio nel momento in cui Marchenko avrebbe dovuto ammazzare il punto; ciò che lo ha portato a sprecare diverse delle occasioni costruite ed ha concesso a Murray, alla fine, di spuntarla.
Al termine di un terzo set, contrariamente ai due precedenti, completamente controllato dallo scozzese, Murray pone, dopo quasi 3 ore di gioco, il punto esclamativo sulla partita, conquistando così la sua prima vittoria Slam stagionale; 7/5 7/6 6/2 il punteggio.
Buona la prima anche per i finalisti US Open 2014 Marin Cilic e Kei Nishikori, rispettivamente contrapposti al polacco Janowicz ed al russo Kuznetsov, sebbene per loro le cose si siano fatte un po’ più complicate del previsto, costretti difatti entrambi al quinto set.
Riesce Janowicz, giocatore sempre molto pericoloso ed imprevedibile, a piegare il croato durante i primi due set, che conquisterà col medesimo punteggio di 6 giochi a 4, sfruttando soprattutto il servizio ed in particolare un ottimo rendimento con la seconda palla, dato come sempre determinante.
Nelle successive 3 partite l’ucraino, la cui continuità non è da considerare tra le doti principali, però lascia spazio a qualche errore di troppo, il rischio non paga più e la testa di serie numero 7, di contro, ne approfitta esibendosi in tutta la sua potenza.
Dominati terzo, quarto e quinto set è dunque Cilic a portare a casa il match con il punteggio di 4/6 4/6 6/2 6/2 6/3.
Molto più altalenante invece il match che ha coinvolto il nipponico e Kuznetsov, con i due atleti che si sono si sono alternati una partita a testa.
Ha provato il russo a mettere in campo la sua aggressività, efficace solo a tratti, ed alla fine annullata dalla grande intensità offerta da Nishikori.
Un match equilibrato ed avvincente conclusosi solo dopo oltre 210 minuti di gioco a favore del giapponese che, con il punteggio di 5/4 6/1 6/4 6/7 6/2, accede così al secondo turno.
Concludono la giornata per quanto concerne il tabellone maschile i due svizzeri: il numero 4 del mondo Stan Wawrinka e la stella più attesa, king Roger Federer.
Una prestazione quella offerta da Stanimal, oggi contrapposto allo slovacco Martin Klizan, non indimenticabile, ma del resto è noto come lo svizzero riesca ad alternare nel corso di una stagione, così come addirittura all’interno di una stessa partita, momenti di ingiocabilità ad altri di assoluto sbandamento.
Un match che ha avuto le parvenze di uno stenuante braccio di ferro, alla fine vinto semplicemente dal più forte.
Ha mostrato Klizan una buona varianza di soluzioni, passando dalla via della velocità sino a quella della rete; un’alternanza che ha spesso pagato, trovando lo svizzero impreparato, alle volte leggermente appesantito nella corsa, specialmente in avanti.
Partita giocatasi sul filo di lana, ricca di vincenti e, di conseguenza, di errori non forzati, alla fine aggiudicatasi dallo svizzero in poco meno di 3 ore e trenta di gioco, con il punteggio di 4/6 6/4 7/5 4/6 6/4.
Chiude il programma Roger Federer, che ha trovato dall’altra parte della rete un avversario insidioso quale l’austriaco Jurgen Melzer.
Caduto sino alla diciassettesima posizione del ranking mondiale, il fuoriclasse svizzero si presenta a questo importante appuntamento deciso a far sentire ancora la propria voce ed a riacquisire la dimensione che più gli compete.
Performance più che sufficiente quella offerta dall’elvetico, che ha mostrato qui e là qualche incertezza nelle scelte strategico-tattiche, alle volte esagerando nella ricerca della soluzione a sorpresa o ad effetto, anche se questo ahilui è sempre stato un suo grande limite; per il resto è sembrata ottima la forma fisica, fresco e pulito negli spostamenti, mentre resta indiscutibile il sublime talento con il quale, anche in questa occasione, non ha mancato di illuminare la Rod Laver Arena.
Prova a fare del suo meglio, rispetto alle proprie possibilità, Melzer, giocando un tennis ordinato, ma forse poco spavaldo per impensierire il campione svizzero; tutta la partita difatti è stata decisa, nel bene e nel male, dalle giocate di Federer, quasi mai in debito rispetto all’avversario.
Una piccola distrazione dell’elvetico, forse rilassatosi un po’ troppo, allunga il match più del dovuto, dando modo all’austriaco di aggiudicarsi il secondo set; tuttavia in tempo zero il maestro riprende il proprio posto in cattedra e termina la lezione, impartendo un severo doppio 6/2 all’avversario, costretto a levar bandiera bianca.
Un buon inizio per Re Roger che, 7/5 3/6 6/2 6/2, accede al turno successivo dove troverà ad aspettarlo lo statunitense Noah Rubin.
Passiamo ora al tabellone femminile dove registriamo subito il primo risultato sorprendente di stagione.
Sorprendente senza dubbio data la caratura dell’atleta in questione, ma nemmeno troppo se pensiamo che, esattamente 12 mesi fa, accadeva la stessa cosa: la testa di serie numero 4 Simona Halep viene estromessa dalla competizione al primo turno.
Fautrice della sua dipartita, dal torneo s’intende, la meno quotata classe 1992 Shelby Rogers, la quale eguaglia così il risultato ottenuto su questi campi due anni orsono, accedendo al secondo turno con il punteggio di 6/3 6/1.
Una sentenza abbastanza netta ed impietosa alla quale occorre, per correttezza d’informazione, dare una giustificazione; la romena infatti si è presentata all’appuntamento non al 100% della condizione atletica, un handicap dovuto ad un forte dolore al ginocchio che l’ha tormentata per tutta la durata dell’incontro ed è scontato sottolineare come questo sia decisamente penalizzante per il gioco della Halep, che sfrutta molto il treno inferiore per mantenersi molto vicina alla linea di base, ciò che le consente di viaggiare su alte frequenze di ritmo, ovviando così alla scarsa natura antropometrica.
Quello che è da sottolineare invece è la perplessità che deriva da un infortunio di questo tipo, che denota una scarsa attenzione nel corso dell’appena conclusasi preparazione atletica; sono incidenti, questi, che ad un tale livello, non dovrebbero capitare.
Male, anzi, malissimo anche per la statunitense Christina McHale eliminata in soli due set dalla numero 80 del mondo Kristina Kucova.
Imbarazzanti le statistiche al servizio che hanno visto l’americana surclassata; una partita senza storia terminata con il punteggio di 6/4 6/0 a favore della slovacca, un punteggio che poteva essere ancor più impietoso se consideriamo le sole 5 palle break trasformate dalla Kucova rispetto alle addirittura 17 prodotte.
Chi invece alla soglia dei 37 anni continua a macinare risultati è la leggendaria Venus Williams, impostasi in due set sulla ben più giovane ucraina Kateryna Kozlova, con il punteggio di 7/6 7/5.
Il copione della Williams è sempre il medesimo: grandi accelerazioni, grande servizio; tuttavia quest’oggi la testa di serie numero 13 ha messo in mostra un tennis a tutto campo, alternando alle soluzioni di potenza, sia al volo che da fondo, ottime progressioni a rete, strategicamente impeccabili, che hanno avuto spesso l’effetto di interrompere il palleggio della classe 1994, che altrimenti le sarebbe potuto costare caro.
Giù il cappello dunque dinnanzi ad un’atleta che, malgrado l’età e la malattia, continua ad offrire attimi di grande spettacolo, anche se, detto tra noi, il fatto che una quasi quarant’enne riesca ancora a figurare tra le prime 20 del mondo e ad essere spesso padrona del campo, potrebbe denotare non solo una cilindrata superiore della bella Venere, ma anche un livello modesto del movimento femminile al di sotto delle prime 5.
Da segnalare anche le prestazioni, più o meno convincenti, delle due principali ambasciatrici spagnole Garbine Muguruza e Carla Suarez-Navarro, entrambe meritevoli dell’accesso al secondo turno ai danni, rispettivamente, della neozelandese Marina Erakovic e della numero 102 del ranking Jana Capelova.
Doppio 6/2 per la Suarez-Navarro che timbra il biglietto dopo soli 72 minuti di gioco; più complicato il match della campionessa Roland Garros, la quale comunque riesce in due set ad avere la meglio sull’avversaria, col punteggio di 7/5 6/4.
Concludiamo la trattazione per quel che concerne il tabellone femminile con il match d’esordio di colei che un anno fa, su questi campi, veniva coronata la più “anziana” giocatrice a vincere per la prima volta un titolo dello Slam: la campionessa in carica Angelique Kerber, quest’oggi uscita vittoriosa ai danni dell’ucraina Lesia Tsurenko.
Un esordio non semplice per la numero uno del mondo e, difatti, la bella Angelique ha avuto il suo bel da fare, in una partita protrattasi sino al terzo set.
Fa trasparire sin da subito una più che ottima condizione atletica la tedesca che parte molto bene, riuscendo con la sua regolarità da fondocampo a tenera a bada la palla possente della Tsurenko, la quale di contro va fuori giri ed è costretta nel quinto e nel settimo game a cedere il servizio all’avversaria, che avanti di due lunghezze si aggiudica agevolmente il primo set.
Secondo parziale che vede la numero uno del mondo prendere il comando, portandosi dapprima in vantaggio per due giochi a zero, poi di tre giochi ad uno, ma è proprio quando sembra si sia arrivati ai titoli di coda che l’ucraina esplode in una reazione travolgente; con ormai poco da perdere la Tsurenko lascia andare il braccio producendo colpi dall’alto rischio, ma che spesso riescono a bucare il muro della Kerber.
Rimonta che si arriva puntuale nel decimo game del secondo set per la numero 51 del ranking, la quale poi allunga nel turno di battuta successivo dell’avversaria, strappandole nuovamente il servizio e riportando così la partita in parità.
Quello che nel terzo e decisivo parziale ha fatto la differenza è un po’ anche ciò che differenzia le tue atlete; nonostante il ritorno di fiamma dell’ucraina nel secondo set, la Kerber non ha mai smesso di giocare il suo tennis pulito, regolare, paziente quando serve, incisiva quando deve.
Dopo poco più di due ore di partita è la numero uno ad alzare le braccia al cielo, conquistando la sua prima vittoria col punteggio di 6/2 5/7 6/2.
Buone le prestazioni della maggior parte delle giovani promesse chiamate in causa in questa prima giornata: rendono fiero il proprio pubblico gli atleti di casa Bernard Tomic e Nick Kyrgyos, protagonisti di due agevoli vittorie rispettivamente ai danni del brasiliano Bellucci (6/2 6/1 6/4) e del portoghese Elias (6/1 6/2 6/2).
Un buona prova, anche se decisamente più complicata, offerta anche dal talento russo Andrey Rublev, impostosi per 4/6 6/3 7/6 6/3 sul taiwanese Lu; male invece l’enfant prodige Lucas Pouille, clamorosamente eliminato in quattro set dal meno quotato Alexander Bublik, giocatore russo classe 1997; 6/0 3/6 6/3 6/4 il punteggio.
Da apprendere con piacere anche la vittoria della bella canadese Eugenie Bouchard, la quale torna finalmente ad offrire una prestazione di assoluto livello, lodevole la condizione atletica, sconfiggendo in soli due set la statunitense Louisa Chirico.
Dulcis in fundo non possiamo non dare il giusto spazio a quella che, nel complesso, è stata una giornata più che soddisfacente per quanto concerne i nostri portacolori in gara.
A partire da Andreas Seppi, che in terra australiana non delude mai, il quale con il punteggio di 6/4 7/6 6/7 7/5 ha avuto la meglio nel derby europeo sul francese Mathieu.
Ottima anche la prova del nostro pittoresco Paolo Lorenzi che per 6/4 7/6 6/7 6/4 ha estromesso l’atleta di casa Duckworth, al termine di una partita molto combattuta.
Più sfortunato invece Luca Vanni al quale non ha sorriso il sorteggio, mettendolo contro alla testa di serie numero 10 Thomas Berdych; sfortuna che non trova fine per il toscano, costretto al ritiro dopo appena un set, terminato 6/1 per il ceco, a causa di un guaio fisico.
Discutibili invece le prestazioni delle nostre signorine; le “veterane” Francesca Schiavone e Roberta Vinci, eliminate al primo turno rispettivamente dalle americane Boserup e Vandeweghe.