Terminato il giro degli Slam sono ormai pochi i grandi appuntamenti rimasti in calendario prima del termine della stagione; uno di questi è sicuramente la Coppa Davis, per la quale siamo giunti alle semifinali, giocatesi nel fine settimana, che decreteranno chi tra Croazia, Francia, Argentina e Gran Bretagna, campione in carica, meriterà un posto nella finalissima.
CROAZIA 3 – 2 FRANCIA
Inizia bene nel venerdì la nazionale d’oltre Alpi con la vittoria del numero 10 del mondo Richard Gasquet sul giovane Borna Coric.
Dopo una partenza in sprint in questo 2016 per il diciannovenne croato, e così per molti altri giovani come lui, gli ultimi mesi sono sembrati avari di soddisfazioni e di risultati; da completarsi, probabilmente, il processo di maturazione e di esperienza per potersi rendere competitivo con continuità, un deficit che porta Gasquet in una situazione di vantaggio, che il francese sfrutterà imponendosi in 3 sets, in poco più di due ore di gioco.
6/2 7/6 6/1 il punteggio.
Chi ben comincia è a metà dell’opera, o almeno così si dice; purtroppo per la nazionale tricolore non sempre i proverbi trovano riscontro diretto nella realtà. Riporta, infatti, subito in equilibrio il punteggio il tennista di punta dello schieramento croato Marin Cilic, vistosi contrapposto al talento di Lucas Puoille.
Un Puoille che non riesce, almeno in questo secondo round, a dare continuità all’ottimo US Open disputato, se non nel terzo set, l’unico convincente del francese.
Molto centrato ed in grande spolvero invece Cilic, che trova nel pubblico di casa nuova linfa; straordinaria la prestazione del croato nel primo e nel quarto set, più combattuto il terzo, ma tutto sommato agevole la sua vittoria ottenuta col punteggio di 6/1 7/6 2/6 6/2.
Come spesso accade nelle competizioni a squadre è il doppio a dare il punto decisivo e sotto questo punto di vista la Francia si presentava alla sfida con grandi sicurezze, rappresentate dall’accoppiata Herbert-Mahut, tra le più forti del circuito.
Non scherza nemmeno la nazionale croata, calando il jolly Dodig il quale, chiaramente non sarà affiancato allo storico compagno Melo, ma bensì all’ex campione US Open Cilic; restano comunque a nostro avviso favoriti i francesi essendo la loro una coppia ben più assortita e meccanicizzata.
Tuttavia lo sport è bello proprio perché non è scontato, mai banale; è difatti amarissima la medicina rifilata da Dodig e Cilic agli avversari, costretti sorprendentemente, ma non senza lottare, ad arrendersi in 4 sets, per 7/6 5/7 7/6 6/3.
Spesso si ha una concezione sbagliata del talento, soprattutto in uno sport che andrebbe letto più in chiave strategico-tattica e caratteriale, che tecnica, una concezione che porta ad uno sfasamento di quelle che dovrebbero essere le priorità e, conseguentemente, le scelte.
Dopo le insufficienti prestazioni che caro costarono alla Francia due anni orsono contro la Svizzera, è ancora una volta ricaduta su Richard Gasquet la responsabilità della sua squadra.
Un giocatore dalle indiscusse “doti balistiche”, ma spesso, troppo spesso, del tutto vanificate proprio dall’interpretazione tattica del francese; un fisico certamente non erculeo ed una posizione molto distante dalla linea di base sono un connubio che rende difficoltosa per il tennista di Béziers l’impresa di trovare delle soluzioni efficaci. Se aggiungiamo al tutto la sua fragilità emotivo-caratteriale, si delinea il profilo di un giocatore che offre ben meno rispetto a quelle che potrebbero essere le sue reali possibilità.
Sebbene Cilic dopo la vittoria di Flushing Meadows nel 2014 non si sia più espresso a certi livelli, è una lezione severissima quella che il croato impartisce al numero 10 del mondo, rimasto a galla solo nel terzo parziale più per l’accumularsi degli errori dell’avversario che per meriti propri.
134 minuti sono più che sufficienti a Cilic per sbarazzarsi del francese, regalando così, col punteggio di 6/3 6/2 7/5, la vittoria alla sua squadra.
Inutile l’ultimo incontro singolare vinto in due sets, con un doppio 6/4, da Lucas Pouille sul classe 1991 Marin Draganja.
Malgrado le responsabilità, che questa volta sono da condividere con i doppisti Herbert-Mahut, in quanto sulla carta favoriti, ancora una volta Gasquet ricopre un ruolo chiave nella sconfitta di una Francia che, per quanto mostrato nel corso di tutta la stagione dai propri atleti rappresentanti nei vari tornei, assoluti protagonisti, meritava certamente la finale e, perché no, anche la vittoria.
Ci si chiede se l’esito sarebbe stato il medesimo qualora fossero stati disponibili Tsonga, Simon, ma soprattutto Monfils e Chardy.
GRAN BRETAGNA 2 – 3 ARGENTINA
Grandissima sfida quella che vede contrapposti i britannici campioni in carica alla nazionale argentina, valorizzata all’estremo da quella che sicuramente è da considerarsi la partita del week-end, ovvero l’incontro tra i due atleti più rappresentativi, Juan Martin Del Portro ed Andy Murray, i quali, dopo la finale per l’oro olimpico, si trovano nuovamente l’uno contro l’altro ad aprire le danze in questo rush finale nella corsa “all’Insalatiera”.
Gli head to head a favore, la miglior posizione nel ranking ed il titolo di atleta più in forma del momento, la volontà di riconfermarsi campione, così come la determinazione nel voler cancellare l’inaspettata estromissione avvenuta per mano di Nishikori la scorsa settimana a New York, sono tutti elementi che lasciano presagire come sia Murray ad avere i favori del pronostico, in particolare se a tutto ciò aggiungiamo lo stress psico-fisico al quale è stato sottoposto l’argentino, rientrante quest’anno dal lungo infortunio al polso sinistro, nel corso delle ultime uscite.
Tuttavia regala, Del Potro, l’ennesima emozionante, generosa, quasi eroica, strepitosa prestazione.
Primo set abbastanza equilibrato sia nel gioco che nel punteggio, decisosi su pochi punti a favore del numero 64 ATP.
Secondo e terzo set in cui la forbice in campo si è ancor più assottiliata, durante i quali i due contendenti hanno portato il loro tennis alla massima espressione, offrendo quasi due ore di assoluto spettacolo ed agonismo; riesce Murray a trovare una falla nel gioco dell’avversario, "ributtando di là" anche l’impossibile ed ubriacandolo con continue variazioni di direzione e ritmo, senza disdegnare alcuni passanti degni di standing ovation.
Sono del britannico secondo e terzo parziale, conquistati sul filo di lana, rispettivamente col punteggio di 7/5 e 7/6.
Murray che a questo punto sembra lanciato verso la vittoria; ci si aspettava infatti che accusasse un po’ di fatica il buon Delpo, che però ancora una volta sorprende tutti rialzandosi e, contro l’avversario e contro tutto il pubblico britannico, ma non troppo “british”, strappa al numero due del mondo il quarto set, riportando così la partita in parità.
Stupiscono le non rare progressioni verso la rete, che tanti punti hanno fruttato all’argentino nel corso di tutto il match; una scelta strategica quanto mai azzeccata e che va assolutamente sottolineata, in quanto rappresenta il modo migliore di difendere una lateralità, quella sinistra, quanto mai deficitata dall’infortunio.
Un quinto set molto simile al primo; mette in mostra tutte le proprie mostruose doti atletiche un Andy Murray “sballottato” da una parte all’altra del campo dalle possenti accelerazioni dell’avversario, ma non basta.
I tanti, forse troppi, errori da parte del britannico hanno rappresentato la vera chiave di volta della partita a favore di Del Potro, il quale con un ace centrale stampa il sigillo sul quinto parziale e, quindi, sull’incontro.
Straordinaria vittoria di una straordinaria partita per l’argentino, che dopo oltre 5 ore di gioco conquista il primo punto per la sua nazionale, con il punteggio di 6/4 5/7 6/7 6/3 6/4.
Prosegue la grande sfida con il match che ha visto contrapposti la promessa inglese Kyle Edmund al numero 52 del mondo Guido Pella.
Team britannico che ha optato, per l’occasione, di giocare su una superficie dura, vista l’attitudine prevalentemente terraiola degli argentini, ad esclusione di Del Potro ovviamente.
Non basta tuttavia per impensierire l’albo-celeste, troppo più centrato ed esperto rispetto al classe 1995, 81 del mondo, il quale riesce a mettere in difficoltà l’avversario solo nel primo parziale, lasciando strada spianata nei rimanenti 3 set a Pella, che s’impone per 6/7 6/4 6/3 6/2, portando la propria squadra sul pericoloso punteggio di due a zero.
Pericolo scansato dai successivi due match durante i quali la Gran Bretagna è riuscita a scalare la montagna che gli si era erta davanti, dapprima vincendo il doppio grazie ai fratelli Murray, impostisi sulla coppia Del Potro-Mayer, con il punteggio di 6/1 3/6 6/4 6/4, poi con il netto trionfo in tre set del numero due del mondo ai danni di Guido Pella.
Si arriva così all’ultimo decisivo match, una responsabilità spettata a Leonardo Mayer per l’Argentina e Daniel Evans per la nazionale della Regina.
Ancora una volta non riesce a far valere il predominio territoriale la Gran Bretagna; non sfrutta la superficie Daniel Evans che, dopo l’illusione data dal primo set vinto, si arrende con il punteggio di 4/6 6/3 6/2 6/4.
Passa dunque l’Argentina, formazione più completa, sui campioni in carica, i quali hanno dato oggi più che mai la sensazione di dipendere quasi in toto dal proprio atleta di punta.
L’appuntamento è ora per il 25 Novembre per la grande finale che sarà, dunque, Argentina contro Croazia.