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Wimbledon è giunto alla nona giornata. Dopo le difficoltà iniziali incontrate da organizzatori e giocatori, dettate dal cattivo tempo, la tabella di marcia è finalmente in pari. Il menù del giorno prevede una sola partita da completare, quella tra Berdych e Vesely e i quarti di finale del torneo femminile.

Iniziamo proprio dal match del tabellone maschile interrotto nel giorno otto per oscurità. Ieri sera avevamo spento il televisore al termine di un quarto set da cardiopalma, in cui Jiry Vesely dopo aver annullato 5 match point, due dei quali in un tie break dove era in vantaggio per 6 punti a 1, è riuscito a salvare la pelle. Si riparte oggi dal quinto set, con il giovane mancino al servizio.

L’ultimo atto di questo derby ceco, si mette subito nel binario favorevole a Thomas: break in apertura e possibilità di condurre dall’inizio la locomotiva con destinazione quarti di finale. Considerando l’articolata trama della partita, tuttavia, l’epilogo non è per nulla scontato. Nel sesto gioco, infatti, Vesely fa deragliare il treno del suo avversario ristabilendo la parità nei break.

Thomas incassa il colpo e dopo le occasioni perse nel quarto set, non ha nessuna intenzione di tornare in albergo con ulteriori rimpianti. Nei successivi game di risposta, sfrutta la poca incisività della seconda palla del suo avversario. Vesely, quando non mette in campo la prima, vince soltanto il 17% dei punti. Questo dato, letale sull’erba, è un fattore indicativo della vittoria di Thomas, che si aggiudica l’incontro trasformando l’ottavo dei match point a sua disposizione. Tira un sospiro di sollievo e vola ai quarti di finale, dove affronterà Lucas Pouille.

Il capitolo donne, si apre con il quarto di finale tra Kerber e Halep, rispettivamente numero 4 e numero 5 del ranking WTA. Sulla carta la partita più equilibrata e di livello della giornata, non tradisce le aspettative. La tedesca, arriva a giocarsi questa decisiva sfida, dopo aver battuto in due set la nipponica Doi. La rumena, invece, è reduce dalla battaglia in tre set contro la statunitense Keys.

Inizia il match. Un confronto speculare tra due giocatrici brevilinee, frequentatrici delle zone confinanti con la linea di base e abili nel percorrerla orizzontalmente. Rappresentano le eccezioni di una top ten femminile fatta di giocatrici statuarie e potenti. La risposta al servizio è sicuramente una delle armi che consente ad entrambe di colmare il gap fisico che le vede in svantaggio con le loro colleghe. Per questo motivo entrambe quando sono al servizio si difendono, conquistano pochissimi punti con la seconda palla e danno vita a scambi geometrici e lunghi. Kerber vince 7 – 5 un primo set in cui si verificano 9 break.

Nel secondo set entrambe le giocatrici migliorano le loro percentuali al servizio (dal 20% di punti conquistati con la seconda palla, passano al 60%). La partita diventa meno rocambolesca e si trascina colpo dopo colpo al 6 – 6 pari. Il tie break, vinto dalla tedesca, decide le sorti di questo emozionante scontro. Kerber è la prima giocatrice a guadagnarsi la semifinale.

In contemporanea, sul campo numero 1, si affrontano Venus Williams e Yaroslava Shvedova. Le due giocatrici si danno battaglia per un’ora e quarantacinque minuti, che decretano il ritorno in semifinale a Wimbledon della campionessa statunitense. La kazaka ha molto da recriminare. Avanti di un break nel primo set e 5 – 2 nel tie break, dopo le chance sprecate viene spazzata via nel secondo set da Venus, che approda in semifinale (7 – 6, 6 – 2 il punteggio). Affronterà proprio la tedesca Kerber sognando una finale con la sorella Serena.



Quest’ultima è oggi impegnata con la russa Anastasia Pavlyuchenkova. È una sfida tra due giocatrici potenti e in grado di imporre il proprio credo tennistico quando servono. La partita è equilibrata e ben giocata da entrambe sin dai primi punti, dai quali tuttavia, risulta ben chiaro che l’esito finale dello scontro, dipenda in gran parte da Serena. La russa, infatti, pur orchestrando come meglio non può le sue trame, sfida la numero 1 del mondo sul suo pane. Questo piano d’azione difficilmente può risultare vincente se l’americana è in giornata, tuttavia è il preferito da Anastasia. Seppur lo applichi alla perfezione fino al 4 pari, quando conta, Serena alza l’asticella e fa la differenza. Nei punti importanti è lei a decidere come giocare. Vince il primo set 6 – 4 e nel secondo parziale propone una fotocopia identica di quanto fatto nella prima mezzora.

 

Conquista la semifinale senza incertezze, mettendo a segno 11 aces, che la fanno salire a 50 totalizzati in 5 partite. Quando Serena serve così bene non c’è via d’uscita per nessuna giocatrice del circuito.

A cercare di ostacolarla ci sarà la russa Vesnina, che nell’ultimo dei quarti di finale, si è sbarazzata velocemente di Dominka Cibulkova. La tennista slovacca, reduce dalla straordinaria vittoria con Radwanska (9 – 7 al terzo) è apparsa senza energie. Da sottolineare, invece, la tranquillità con cui Vesnina ha affrontato sin dall’inizio un appuntamento a cui è poco abituata. La tensione che ci si poteva aspettare è arrivata soltanto nel momento di concludere. Vince 6 – 2, 6 – 2 e vola in semifinale.

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