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La stagione europea sulla terra battuta è finalmente entrata nel vivo. L’antipasto servito a Montecarlo (per gli uomini) e Stoccarda (per le donne) ha stuzzicato indubbiamente l’appetito dei molti appassionati che si apprestano a gustare ora le pietanze più succulente; tra Sabato e Domenica, infatti, prende il via il torneo combined di Madrid (30 aprile-7 maggio), primo appuntamento della tripletta primaverile che si completerà con gli Internazionali d’Italia (8-15 maggio) e con il secondo Slam dell’anno, il Roland Garros (16 maggio-5 giugno).

Senza precorrere i tempi, restiamo ancorati per il momento sull’ hic et nunc e orientiamo la nostra attenzione all’imminente torneo iberico, il Mutua Madrid Open che quest’anno taglia il traguardo delle quindici edizioni.

Sebbene goda di vita assai recente (se confrontato con i tradizionali appuntamenti di Monte-Carlo, Roma, Parigi e Barcellona) l’Open madrileno ha avuto una storia piuttosto travagliata, segnata da cambiamenti di superfice, di struttura ospitante e anche da polemiche. Inizialmente, dal 2002 al 2008 il torneo si disputava in autunno sul cemento indoor mentre dal 2009 in poi, prendendo il posto che nel calendario era stato dell’Atp di Amburgo, assurge ad evento combined su terra battuta, Master 1000 per gli uomini e Premier Mandatory per le donne.

La location in cui si disputano i match è assolutamente eccezionale: dal 2009 infatti il torneo si svolge presso il Manzanares Park Tennis Center, meglio conosciuto come Caja Magica, complesso sportivo polifunzionale che ospita anche le partite casalinghe di pallacanestro del Real Madrid. Come è noto, nel 2012 la Caja Magica è stata anche teatro del primo e unico torneo di tennis giocato sulla terra blu, stravaganza partorita dall’inventiva del patron e factotum del Madrid Open, Ion Tiriac.

In realtà le anomalie del torneo iberico non cessarono una volta terminata la parentesi terra blu: a Madrid, infatti, le condizioni di gioco sono del tutto particolari in quanto le partite si disputano in altitudine (667 metri s.l.m), situazione che esaspera velocità di palla e rotazioni conseguenti al maggiore rimbalzo della palla; la superfice stessa è da sempre risultata molto scivolosa (anche senza terra blu) limitando i giocatori negli spostamenti e, in particolare, nei cambi di direzione.

Emblematiche a tal proposito sono le due vittorie di Federer e quella dello scorso anno di Murray, giocatori che sicuramente sono più a loro agio sui campi rapidi che sulla terra e, in campo femminile i due trionfi di Kvitova e Serena Williams (non proprio specialiste del rosso sebbene Serena possa essere dominante in ogni tipo di condizione di gioco).

Fatte queste premesse, è lecito aspettarsi sorprese e novità dall’edizione 2016 sia in campo maschile che, soprattutto, in campo femminile dove l’assenza per le note vicissitudini di Sharapova (vincitrice qui nel 2014) e, almeno ufficialmente per influenza, di Serena Williams apre la strada a scenari quantomeno interessanti.

In prima fila, pronte a scattare per la vittoria finale, scaldano i motori le prime due giocatrici della Road to Singapore, Angelique Kerber e Vika Azarenka. Dopo il periodo di appannamento conseguente al trionfo degli Australian Open, la tedesca ha ritrovato buone sensazioni nel primo torneo disputato, e vinto, sulla terra rossa di Stoccarda; a Madrid, però, la Kerber non ha mai offerto prestazioni degne di nota, racimolando nelle due ultime partecipazioni solamente sconfitte al primo turno.

La numero due della Road e quarta testa di serie del torneo Azarenka, com’è noto non predilige i campi in mattone tritato ma, dopo aver osservato le strabilianti prestazioni di questo 2016 culminate con la doppietta Indian Wells-Miami, non possiamo di certo escluderla dal circolo ristretto delle pretendenti al titolo; le uniche incognite riguardano la sua mancanza dalle competizioni (ultima partita disputata durante il weekend di Fed Cup il 16 aprile) ed il tabellone non proprio agevole che la potrebbe metterla di fronte in quarti di finale contro la detentrice del titolo Petra Kvitova.

Proprio la ceca forma con Radwanska e Halep un terzetto di runner up che possono impensierire il cammino delle giocatrici citate in precedenza; tre tenniste quelle sopracitate accomunate dal non brillante, per usare un eufemismo, inizio 2016: un titolo a gennaio per Radwanska e nessun trionfo sia per Kvitova che per Halep; per quest’ultima la stagione sul rosso rappresenta il clou dell’anno tennistico e la svolta, in positivo (andare peggio di così sarebbe particolarmente dura) per il suo annus horribilis potrebbe arrivare proprio con il torneo di Madrid.

Un ruolo di outsider di lusso potrebbe essere ricoperto dalla coppia tutta spagnola formata da Garbine Muguruza e Carla Suarez Navarro anche se, a onor di cronaca entrambe le giocatrici stanno vivendo un periodo di forma non particolarmente brillante (la Suarez Navarro è ancora in fase di rodaggio dopo l’infortunio) che tuttavia non gli hanno impedito di annientare la spedizione italiana di Fed Cup in terra iberica.

Aprendo il capitolo sulle azzurre, come già espresso in altri articoli è indubbio che la grande stagione del tennis italiano in gonnella sia in costante e, al momento, inesorabile declino; tuttavia, come per altre giocatrici, la campagna sulla terra può rappresentare il vero turning point di questo 2016, specialmente per Sara Errani, fresca ventinovenne; negli ultimi anni, anche in momenti bui e negativi la ragazza di Massa Lombarda ha sempre abituato gli appassionati a lottare con grinta, abnegazione e sapienza tecnico-strategica per ottenere risultati che con le sue caratteristiche fisiche non avrebbe mai potuto raggiungere: speriamo vivamente che anche questa volta saprà risollevarsi e tornare ad essere competitiva.

Il primo turno vedrà opporre Sarita ad un’altra giocatrice italiana, quella Camila Giorgi su cui si stanno concentrando tutti le “attenzioni” della FIT. A concludere il manipolo italiano sono Roberta Vinci, numero sette del tabellone e Karin Knapp; entrambe le giocatrici sfideranno al primo turno due tenniste del 1994 di grande prospettiva come Danka Kovinic e Margarita Gasparyan. 

Altre tenniste da tenere d’occhio sono Kuznetsova, Bacsinzsky, Babos e la rivelazione del torneo di Stoccarda Laura Siegemund. Tra le nuove leve, invece, dopo il forfait della Bencic (ancora ai box per l’infortunio alla schiena) le speranze sono affidate alla russa Kasatkina e alla lettone Ostapenko, due diciottenni in rampa di lancio verso le posizioni nobili della classifica WTA.

 

In campo maschile questo breve scorcio di stagione sulla terra battuta sembrerebbe aver rimesso sotto le luci dei riflettori Rafa Nadal che, dopo la conquista di Montecarlo ha concesso il bis anche a Barcellona; il maiorchino sicuramente è tornato su buoni livelli di gioco, vicino agli standard cui era abituato in passato, tuttavia non possiamo dimenticare che al Madrid Open sarà presente anche il numero uno del mondo e dominatore assoluto del 2016, Nole Djokovic.

Certo, la sconfitta al primo turno di Montecarlo contro Vesely ha destato scalpore tuttavia bisogna tenere presente che fino a quel giorno il serbo aveva vinto ogni singolo torneo del 2016 che lo aveva visto tra i partecipanti (ad eccezione del torneo di Dubai dov’era stato costretto al ritiro contro Lopez): un minimo di spossatezza possono essere fisiologici anche per un gladiatore come Nole.

Il rapporto tra il campione serbo e l’ambiente madrileno però è tutt’altro che idilliaco; tra scontri verbali con il pubblico spagnolo e critiche nei confronti delle condizioni di gioco a suo dire pericolose, Djokovic ha spesso saltato l’appuntamento madrileno, preferendo preparare con calma i tornei di Roma e Parigi. Quest’anno, vista la sconfitta prematura a Montecarlo, Nole sarà regolarmente ai nastri di partenza anche se i galloni di favorito della vigilia potrebbero essere condivisi con il grande rivale di sempre, quel Nadal che da poco è stato designato quale portabandiera alle Olimpiadi di Rio.

Nel lotto dei favoriti rientra anche Murray, vincitore lo scorso che si è preparato al torneo allenandosi a Maiorca con Raonic e Carlos Moya. Nella parte di tabellone presidiata dallo scozzese e da Nadal è presente anche Federer che sulla carta potrebbe sfidare proprio il mancino spagnolo nei quarti di finale; il percorso è tutt’altro che agevole per lo svizzero vista la presenza già in ottavi dell’astro nascente Dominic Thiem, in un match generazionale che potrebbe offrire spunti e analisi degne di nota.

La bellezza di un Master 1000 è proprio questa; sin dai primissimi turni i migliori giocatori del mondo si sfidano tra di loro, poco spazio è dato al rodaggio del motore e all’acclimatamento degli pneumatici: si parte con il gas spalancato, sin dalla partenza. Ne sono esempio gli interessanti primi turni tra Thiem e Del Potro, tra Pella e Kirgios, possibili secondi turni come Nishikori-Fognini e Simon-Dimitrov.

Altri giocatori che possono esercitare il ruolo di outsider sono sicuramente Ferrer, Wawrinka, Nishikori e Monfils, quest’ultimo finalista nel Principato e autore di un 2016 sensazionale. In ambito italiano c’è poco da gioire vista la sola presenza in tabellone principale di Fognini che dopo le buone prestazioni offerte a Monaco di Baviera proverà a confermarsi anche sulla terra di Madrid sebbene il cammino si inerpichi sin dal primo turno con Tomic.

Concludendo, il tabellone maschile si completa con le wild card assegnate a Carreno Busta, Verdasco, Monaco e Almagro; tra le donne wild card fornite a Cirstea, Badosa, Arruabarrena, Dominguez e Sorrimos.

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