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A pochi giorni dall’avvio dell’ultimo Slam annuale, analizziamo come sempre il movimento tennistico della nazione che ospita il Major in questione; in questo caso gli Stati Uniti.

 

Da sempre, come in quasi ogni Sport (vedere medagliere Olimpico di Rio de Janeiro) gli USA sono leader mondiali per risultati ottenuti e, molto spesso, fonte di ispirazione e di emulazione per metodologia, tecnologia ed investimenti anche in campo tennistico. Basti pensare ai trattati di Bill Tilden sulla metodologia e sull’insegnamento, alle Academy private nate in America e poi esportate in tutto il mondo, alle sponsorizzazioni e ai numerosissimi tornei che si disputano da gennaio a novembre sul suolo statunitense.

Per non parlare dei risultati: 135 Slam vinti tra uomini e donne soltanto nell’era Open su 386 titoli a disposizione. Si sfiora il 35% di vittorie. Non male considerando che la seconda nazione in classifica, per titoli Slam vinti, è l’Australia con 41 vittorie (34 dei quali tra il 1968 ed il 1980) corrispondenti “solo” al 10,6% del totale. Inoltre, in campo femminile, con la vittoria di Serena all’ultimo Wimbledon si sono toccate le 200 vittorie Slam complessive (anche pre-open), record difficilmente superabile.

A chi segue con più o meno attenzione le vicende dello sport nato sui prati inglesi, non sarà però sfuggito che nell’ultimo decennio in particolare, i tennisti americani hanno fatto fatica ad affermarsi ai vertici delle classifiche. In campo femminile le sorelle Williams hanno mascherato a suon di vittorie questa carenza di eccellenze assolute, ma dietro di loro c’è stato poco ricambio fino ad oggi. Ancor più preoccupante il quadro tra i maschi dove per molti anni è mancato il faro, ma anche tutto quel corollario di buoni-ottimi giocatori che costruiscono la base di una piramide sportiva di successo. Tenendo come riferimento assoluto le vittorie Slam, tra i maschi l’ultimo yankee a conquistare un titolo è stato Andy Roddick nel 2003, stesso anno dell’ultimo trionfo del Kid di Las Vegas Andre Agassi. Per 14 anni quindi, mai la bandiera stelle e strisce è sventolata alta su un campo major. In campo femminile, come detto, le Williams hanno fatto incetta di titoli, ma per trovare una vincitrice (o anche solo una finalista) diversa da una tra Serena e Venus bisogna risalire al 2002, con Jennifer Capriati in grado di imporsi sui campi australiani di Melbourne Park. E l’età delle due campionesse? Anche l’anagrafe ha il suo peso e la carta d’identità di Serena dice 34 quasi 35, quella di Venere urla un 36 che sa ahi-noi di carriera agli sgoccioli.

Dunque? Futuro nero per il popolo ormai prossimo ad uno storico election day? Assolutamente no. Scendendo di un gradino, entrando in quel fantastico ma troppe volte sopravvalutato (specialmente nel Belpaese) mondo Junior, è evidente come negli ultimi anni ci sia stata un’inversione di tendenza decisa, visibile, continua, e dunque rilevante. Tra i boys, 4 degli ultimi 10 Slam sono stati vinti da ragazzi americani, e sempre sotto età, ovvero nessuno di loro era nell’anno del diciottesimo compleanno. Fritz, Opelka, Paul e Rubin hanno conquistato un titolo US Open, due Wimbledon ed un Roland Garros, tradizionalmente avverso ai colori americani (ultimo vincitore fu un certo John Mc Enroe nel 1977) e dunque ancor più importante. Questo risultato è nettamente in controtendenza con quello accaduto negli anni precedenti: nel decennio 1995-2005, dal quale sarebbero dovuti emergere i campioni dei giorni nostri, solo 4 vittorie sulle 40 a disposizione, due delle quali con Andy Roddick, che lasciavano già presagire una crisi di risultati che poi si è rivelata in tutta la sua criticità. Tra le girls invece, a livello di Slam Junior, le cose non vanno così bene e nel decennio 2006-2016 ci sono state soltanto 4 vittorie, 3 delle quali agli Us Open e quindi quando si giocava in casa. Per completezza bisogna comunque sottolineare come le due Williams hanno letteralmente sorvolato l’attività Junior; Serena a 18 anni ha vinto uno Slam, quello vero, e sua sorella sempre a diciottanni, vantava già due finali Slam tra le “grandi”. E’ facile ipotizzare che se le due avessero dedicato un paio d’anni ai tornei giovanili, le vittorie americane sarebbero state certamente molte di più.

Rimanendo per un attimo ancorati all’attività Junior, l’attuale classifica mondiale vede in quarta posizione maschile un portacolori americano, ed in campo femminile sono ben 4 le ragazzine in Top 10. Questo dato non solo conferma le buone prospettive ma ci permette due piccole considerazioni: 2 di queste 4 tenniste non sono nate negli Stati Uniti; Sofia Kenin è nata in Russia e Maisie Arconada è originaria argentina. Da sempre gli Stati Uniti sono meta e sogno allo stesso tempo per molti cittadini mondiali, ed ovviamente anche lo Sport prende i gli aspetti positivi che l’immigrazione produce. In seconda battuta evidenziamo come la n°4 al mondo, Amanda Anisimova (nata in America ma con chiare origini dell’Est Europa) sia nata nel 2001 e quindi, data l’età, rappresenta qualcosa più che una promessa per il tennis d’oltreoceano e mondiale.

I dati raccolti a partire dal 2001 sui tennisti americani inseriti nella classifica ATP e WTA sono i seguenti:

 

 

 

Risulta evidente come negli ultimi 5 anni il movimento maschile abbia effettuato un deciso sprint in avanti portando diversi ragazzi giovani nelle posizioni che contano. Alcuni di loro con balzi da gigante in pochissimo tempo che li ha portati a ridosso dei top 100 e nel caso di Taylor Fritz dei Top 50. Considerando che la classifica media è migliorata (mai così bene nel terzo millennio) e l’età media si è abbassata anche in modo notevole, ci sono ottime speranze per i tifosi americani di avere Top Player a breve giro di ruota. Certo, avere dei giocatori vincenti è diverso e non facilmente pronosticabile, ma già avere un numero elevato di buoni giocatori è sintomo di un movimento sano in forte sviluppo.

 

 

Un altro dato estremamente positivo per il tennis americano è rappresentato dal miglioramento in classifica che tutti, o quasi, i giovani tennisti hanno ottenuto. Abbiamo inserito soltanto i tennisti Under 25 confrontando la classifica del 4 gennaio 2016 e quella del 22 Agosto 2016. In 9 mesi solo Sock, Harrison e Kudla hanno peggiorato il proprio ranking. Se per i primi 2 la variazione è stata minima, Kudla è il giocatore che ha deluso più di tutti perdendo ben 60 posizioni. Fanno scalpore i progressi dei 3 diciottenni Fritz, Kozlov ed Opelka, quest’ultimo esploso in tutta la sua prorompente fisicità proprio nel recente tour americano. Nessuna nazione al mondo può vantare 6 teenager tra i primi 300 al mondo, molte, Italia compresa, nemmeno uno, e questo dato è assolutamente straordinario in uno Sport dove sempre di più la parte cognitiva e quindi anche legata all’esperienza sta diventando importante per diventare atleti di vertice assoluto. Per quanto visto fino a questo momento, nessuno in realtà sembra avere l’imprinting del numero 1, di colui in grado di ripetere le gesta di Tilden, Budge, Kramer, Gonzales, Trabert, Ashe, Connors, McEnroe, Courier, Sampras ed Agassi; alcuni di loro, se non tutti, hanno però il potenziale per provare ad entrare tra i migliori, a lottare per la vittoria. Essere il migliore e vincere poi, non dipende solo da loro, ma anche dagli avversari, da quello che il percorso propone, stimola, da come il tempo migliora o peggiora alcune cose. Kozlov e soprattutto Opelka potrebbero essere dei futuri Top 10 ma questo lo scopriremo solo nei prossimi due anni.
In campo femminile la presenza delle due sorelle afroamericane è allo stesso tempo confortante ed ingombrante perché si rischia di parlare sempre e soltanto di loro. Anche tra le ragazze è evidente una ripresa notevole, ma proprio perché la figura di Venus e Serena è sempre in primo piano, sembra che i risultati ed i progressi delle ragazze più giovani non siano mai sufficienti, mai all’altezza delle aspettative.

 

 

Classifica alla mano ci sono ben 15 giocatrici tra le Top 100 e Madison Keys, ventunenne da poco, ha un potenziale fisico-atletico-tecnico da campionessa vera. Peccato che al momento faccia ancora molta confusione nelle scelte e nella gestione dei punti e del match. Altro nome sul quale puntare per il futuro, anche se non in tabella perché attualmente numero 158 (quasi 100 posizioni guadagnate da gennaio ad oggi) è quello di Catherine Bellis, anno di nascita 1999 ed in grado di muovere passi importanti nel circuito WTA.

La strada è stata tracciata, gli USA sembrano la nazione con la maggior e miglior offerta tennistica per il prossimo decennio. Vediamo se i ragazzi sapranno accettare la sfida e tramutare in vittorie le potenzialità espresse. Sempre che i vecchietti là davanti siano d’accordo...

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